Il 31 dicembre 2021 viene individuata come la data di scadenza della quota 100, certamente la misura più conosciuta ed utilizzata introdotta dal Decreto Legge 4/2019. Ma è bene ricordare che con lo stesso decreto sono state introdotte anche altre misure importanti che vedranno il termine della loro sperimentazione alla stessa data.
Scadenza quota 100
Lo spauracchio del 31 dicembre 2021 è per molti lavoratori fonte di profonda preoccupazione: la quota 100, infatti, permette l’accesso alla pensione con almeno 62 anni di età e con almeno 38 anni di contributi.
Una misura, quindi, che negli ultimi 2 anni ha concesso l’accesso alla pensione con un anticipo di 5 anni rispetto alla pensione di vecchiaia e di circa 5 anni rispetto a quella anticipata e che andrà in scadenza tra poco più di 12 mesi.
In ogni caso, come abbiamo scritto anche in un precedente articolo, la scadenza riguarda solo il raggiungimento dei requisiti di accesso, potendo essere presentata domanda di pensione anche successivamente al 31 dicembre 2021.
Altre misure in scadenza nel 2021
Come dicevamo, però, non solo la quota 100 scadrà il 31 dicembre 2021, ma anche altre due importantissime misure che hanno permesso negli ultimi 2 anni, ai lavoratori di raggiungere più agevolmente i requisiti di accesso al pensionamento valorizzando dei periodi privi di contributi.
Si tratta nello specifico del riscatto laurea agevolato e della pace contributiva: entrambe le misure, inserite dal decreto 4/2019, infatti, sono sperimentali con valenza triennale.
Il riscatto agevolato permette di riscattare i periodi che sono serviti ad ottenere la Laurea (solo per la durata legale del corso) ad un costo agevolato di circa 5200 euro per ogni anno riscattato (massimo 5 anni).
Il riscatto agevolato si riferisce sia a periodi collocati temporalmente dopo il 31 dicembre 1995 che precedentemente a tale data. In questa seconda ipotesi, però, il richiedente deve optare per l’opzione contributiva per il calcolo della pensione.
Per quanto riguarda, invece, la pace contributiva permette di coprire eventuali buchi contributivi nella carriera lavorativa (anche dovuti, per esempio, a carriere discontinue) per un massimo di 5 anni dietro corresponsione di un onere da parte del richiedente. La pace contributiva, però, oltre ad applicarsi solo a periodi scoperti da contribuzione collocati dopo il 31 dicembre 1995, può essere utilizzata soltanto da chi è privo di contributi alla stessa data (quindi solo da chi ricade interamente nel sistema contributivo).