Che le cartelle esattoriali siano pericolose per via delle gravissime conseguenze che una cartella esattoriale può scatenare nei confronti dei morosi che le fanno scadere, non è una scoperta. Tutti coloro che hanno a che fare con questi atti esecutivi sanno i rischi. E chi ha subito già le pesanti conseguenze può fare da testimone oculare di ciò che sosteniamo. Ma una novità della legge di Bilancio rischia di peggiorare le conseguenze a cui alcuni contribuenti rischiano di andare incontro. Perché una delle azioni più utilizzate nei confronti dei morosi sulle cartelle esattoriali è il pignoramento. Che sia della pensione, del conto corrente o dello stipendio cambia poco. Il pignoramento di un qualcosa è una brutta bestia. E adesso si parla di un pignoramento dello stipendio “fast”, direttamente in busta paga e per soglie stipendiali più basse del solito.
Addio stipendio se hai cartelle esattoriali: come funziona la novità che fa tremare i polsi
La storia delle buste paga messe a rischio e pignorate subito per chi ha cartelle esattoriali è una novità che esce fuori dalla legge di Bilancio. In manovra si parla di un inasprimento del meccanismo per i lavoratori del settore pubblico. Per il lavoro pubblico il controllo preventivo dell’Ente che liquida lo stipendio, possiamo considerarlo di prassi.
Nel controllo preventivo si passa a verificare se il dipendente risulta, nelle banche dati con delle cartelle esattoriali e con dei debiti. Oggi solo a fronte di pagamenti superiori a 5.000 euro da parte dell’Ente in favore del dipendente, ed in presenza di cartelle esattoriali superiori a 5.000 euro scatta il solito pignoramento fino a 1/7 dello stipendio. Una trattenuta di una parte dello stipendio che viene così ripetuta mese dopo mese a soddisfazione delle somme dovute al concessionario alla riscossione.
Dalla manovra arriva il nuovo pignoramento dello stipendio per gli statali
La manovra finanziaria interviene a correzione di quanto stabilito nel DPR numero 602. Si aggiunge così un comma all’articolo numero 48 del decreto sopracitato. al suo articolo 48 bis In effetti, “limitatamente alle somme dovute a titolo di stipendio, di salario o di altre indennità relative al rapporto di lavoro o di impiego, comprese quelle dovute a causa di licenziamento, le disposizioni di cui al comma 1 si applicano anche al pagamento di importi superiori a 2.500 euro”. Questo il nuovo comma 1 bis in aggiunta al comma 1 già presente nel Decreto del Presidente della Repubblica. Ed in sostanza cambiano le soglie di rischio che passano da 5.000 a 2.500 euro.
Ecco cosa cambia in concreto
Nel caso di specie quindi, l’ente pubblico per cui il dipendente indebitato lavora, quando deve erogare cifre pari ad almeno 2.500 euro se dall’interrogazione della banca trova il lavoratore inadempiente su cartelle esattoriali di importo pari o superiore a 5.000 euro, può avviare in automatico il pignoramento dello stipendio. Naturalmente prima di passare alle maniere forti, al contribuente verrà data la possibilità di saldare le cartelle senza passare dal pignoramento. Nella norma vengono inserite però delle salvaguardie. E così chi percepisce uno stipendio fino a 2.500 euro potrà essere pignorato in misura non superiore a 1/10 dello stipendio.