La riforma delle pensioni slitta a data da destinarsi, probabilmente a provvedimenti nuovi nel 2023. La linea del governo Meloni in questo senso è tracciata. Infatti non c’è stato il tempo materiale di varare provvedimenti più profondi già nella Legge di Bilancio che si è fermata a prorogare l’Ape sociale in maniera identica al 2022, a correggere con tanto di prolungamento di un altro anno, opzione donna e a varare la nuova quota 103. A 61 anni in pensione con 20 anni di contributi però non sarà possibile. Eppure questa via, cioè quella della flessibilità a prescindere è stata valutata senza dubbio durante le trattazioni in Consiglio dei Ministri. Certo, non è una via facilmente percorribile per via dell’elevato costo per le casse statali. Ecco perché vietato sognare misure di questo genere anche per una eventuale nuova vera riforma. Ma i lavoratori, specie quelli che scrivono alla nostra redazione, hanno battezzato come ideala una uscita a 61 anni in pensione con 20 anni di contributi.
Perché la flessibilità a 61 anni con pensione a 20 anni di contributi sarebbe un toccasana
Nel 2023 potranno uscire con la quota 103 coloro i quali hanno maturato 41 anni di contributi versati e una età pari ad almeno 62 anni. E poi con 58 anni di età potranno uscire le lavoratrici che hanno avuto due figli, a 59 quelle con un solo figlio ed a 60 tutte le altre. E con 35 anni di contributi. L’Ape sociale con la sua pensione a 63 anni e 30, 32 o 36 anni di contributi versati resterà identica a quest’anno. Ma con carriere limitate a 20 anni o poco più, nel 2023 si potrà uscire con:
- Pensione di vecchiaia ordinaria;
- Pensione anticipata contributiva;
- Invalidità pensionabile all’80%.
La pensione di vecchiaia ordinaria ha nei 67 anni il limite anagrafico. La pensione anticipata contributiva lo ha a 64 anni di età e in più ha il tetto della pensione non più bassa di 2,8 volte l’assegno sociale. Servono 56 anni di età per le donne e 61 anni di età per gli uomini, con finestra di 12 mesi per la pensione di vecchiaia con invalidità pensionabile. A 61 anni in pensione con 20 anni di contributi quindi sembra possibile solo per gli invalidi.
A 61 anni in pensione con 20 anni di contributi è l’aspirazione di tutti
Una quota 103 che permetta di uscire a 61 anni di età non è possibile. Le pensioni a quote hanno nella somma algebrica di contributi ed età il fattore predominante. A 61 anni di età per arrivare a quota 103 servirebbero 42 anni di contributi. Con solo 20 anni si arriverebbe ad una quota 81. Ma la flessibilità tanto agognata, che permetterebbe di dare senso alla frase “a 61 anni in pensione con 20 anni di contributi”, dovrebbe consentire a tutti la libera scelta di andare in pensione. Tanto a rimetterci, come assegno pensionistico sarebbero sempre i lavoratori.