Novità INPS per pensioni minime, invalidi e pensione sociale, cambia il Modello RED Novità INPS per pensioni minime, invalidi e pensione sociale, cambia il Modello RED

A badanti e colf a 62 anni di età spetta il 10% in più di stipendio, lo dice l’INPS

Badanti e colf con diritto alla pensione, ecco come recuperare il 10% in più di stipendio.

Con una recente circolare l’INPS ha reso noti i nuovi importi dei contributi previdenziali che spettano ai lavori domestici per l’anno 2024. Badanti, baby sitter e colf, se assunte a norma di legge, devono essere coperte da contributi previdenziali e assistenziali ogni mese. Il datore di lavoro versa ogni trimestre quei soldi che alla lavoratrice serviranno per una eventuale Naspi o per la loro pensione. Ma nella circolare l’INPS ricorda anche una cosa che spesso le lavoratrici non conoscono. Gli ultimi 5 anni di carriera in alcuni casi possono valere una retribuzione maggiore. E tutto nasce da un bonus contributivo che riguarda la generalità dei lavoratori.

A badanti e colf spetta il 10% in più di stipendio negli ultimi 5 anni, lo dice l’INPS

Con la circolare n° 23 del 29 gennaio 2024, l’INPS oltre che presentare le nuove cifre relative alla contribuzione previdenziale, cita anche il cosiddetto Bonus Maroni. Lo sgravio contributivo prima della pensione infatti anche nel settore domestico vale per le lavoratrici un aumento di stipendio mensile tra il 9,19% ed il 10,19%. Infatti, come si legge nella circolare dell’INPS, la legge n. 197 del 29 dicembre 2022, prevede che per i lavoratori dipendenti che maturano i requisiti minimi previsti per la pensione anticipata flessibile, e che rinunciano alla pensione, l’accredito del 9,19% di stipendio in più. Perché il 9,19% è la quota dei contributi che versa il datore di lavoro ogni mese, ma a carico del lavoratore. E se quest’ultimo è nella seconda fascia retributiva, anche l’1% di aliquota aggiuntiva viene lasciato nella busta paga come incremento di stipendio.

A badanti e colf a 62 anni di età spetta il 10% in più di stipendio

La quota di contribuzione a carico del lavoratore che il datore di lavoro avrebbe dovuto versare all’INPS per chi resta al lavoro anche se ha maturato il diritto alla pensione, non viene trattenuta. Restando in busta paga genera un incremento di stipendio. Il meccanismo è lo stesso di tutti gli altri lavoratori dipendenti che maturano a 62 anni di età il diritto alla quota 103. Parliamo di lavoratori che hanno completato anche i 41 anni di contributi versati.