La Legge di Bilancio è ormai andata, bloccata dal voti di fiducia del Governo, che operando così di fatto libera la manovra. E dentro il testo oramai definitivo, le ormai risapute novità su pensioni e reddito di cittadinanza. Quota 103 con proroga di opzione donna e Ape sociale. E per il reddito di cittadinanza ecco i tagli e la riduzione per gli occupabili. Ma nemmeno il tempo di assorbire queste novità che già di parla di nuove riforme. E più profonde sia per il capitolo previdenziale che per il tanto discusso reddito di cittadinanza. Modifiche sostanziali che potrebbero cambiare radicalmente tutti e due i capitoli di intervento già da gennaio. A gennaio riforma pensioni e riforma reddito di cittadinanza in arrivo dunque? Qualcuno già dice di si.
Cambia il reddito di cittadinanza e anche le pensioni
Per quanto riguarda le pensioni entrano dentro la nuova quota 103 che permette di andare in pensione con 41 anni di contributi a chiunque abbia compiuto anche i 62 anni di età. Opzione donna viene estesa per altri 12 mesi, fino alla fine del 2023. Ma probabilmente solo per disoccupate, invalide, caregiver o in servizio presso aziende in crisi. E ancora, proroga pure per l’Ape sociale, stavolta però identica alla misura oggi in vigore. Via anche all’operazione cancellazione del reddito di cittadinanza, con sette mesi soltanto di sussidio per chi è attivabile al lavoro ed ha un’età compresa tra i 18 ed i 59 anni. Per gli altri non cambia nulla, soprattutto per le famiglie con al loro interno disabili, minorenni oppure over 60. Anche se la scadenza del sussidio è fissata per il 31 dicembre 2000 23.
Offerta di lavoro congrua per non perdere il sussidio, tutto rinviato alla riforma del reddito di cittadinanza
Nel testo della manovra era comparsa la volontà del Governo di andare a bloccare il reddito di cittadinanza a beneficiari che rifiutavano una offerta di lavoro, anche se non congrua. Una novità che adesso è stata tolta dalla manovra, si dice, per un errore nel testo. Resta quindi il divieto di rifiutare una offerta di lavoro per non decadere dal reddito di cittadinanza, ma tale offerta deve avere i crismi della congruità. Probabilmente deve arrivare da una città, da un paese o da un luogo che non disti da casa del beneficiario, più di 80 Km o più di 100 minuti di viaggio con i mezzi di trasporto pubblici. Ma già si prepara per gennaio un decreto ad hoc. Che potrebbe riportare in auge quella intenzione. Lo ha sottolineato pure Claudio Durigon che ha detto che non vede nulla di male nel fatto che anche se un beneficiario del reddito di cittadinanza è un laureato, deve accettare una offerta per un lavoro più umile. E il Sole 24 Ore sottolinea che il Governo starebbe operando in questa direzione.
Pensioni, dopo la manovra già si cambia, riforma pensioni in arrivo?
La manovra del Governo Meloni ha prodotto un rinnovo dell’opzione donna, ma differente dal passato. In effetti prima potevano uscire a 58 anni con 35 di contributi tutte le lavoratrici dipendenti ed a 59 anni con 35 di contributi le lavoratrici autonome. Adesso si potrà uscire dal lavoro a 60 anni con 35 anni di contributi. E con un figlio avuto, l’età scende a 59 anni, mentre con due o più figli scende a 58. Ma solo se le lavoratrici come detto prima sono anche caregiver, disabili, disoccupate o dipendenti di aziende in crisi. Sicuramente con una nuova riforma dopo gli incontri tra il neo Ministro del Lavoro Marina Elvira Calderone e i sindacati, oppure prima, anche in questo caso con un decreto ad hoc (magari il decreto Milleproroghe), le differenze, evidentemente discriminatorie, saranno cancellate. O almeno questo ciò che sembra accadrà adesso.