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Addio alla Naspi: ecco quando il licenziamento si trasforma in dimissioni volontarie

Cosa cambia per la Naspi adesso e perché anche un licenziamento adesso rischia di far perdere l’indennità INPS.

La Naspi è importante per chi perde il lavoro. Perché è lo strumento che permette di andare a coprire dal punto di vista dei redditi il periodo di non occupazione.
La usano molto i lavoratori che per attività lavorativa non possono svolgere un lavoro per l’intero anno. Per esempio ci sono gli edili, lavoratori che sono assoggettati a limiti particolari nei periodi invernali e che sono assoggettati a limiti di durata dei cantieri che i datori di lavoro aprono.
Lo stesso vale per gli agricoli (anche se per loro è sbagliato parlare di naspi visto che c’è la disoccupazione agricola che è un’altra cosa), assoggettati ad un lavoro che dipende dal clima.
E vale lo stesso pure per gli stagionali del settore turistico e alberghiero, quello degli stabilimenti balneari e delle strutture ricettive.
La Naspi è importantissima e si prende solo se l’interruzione del lavoro è involontaria. Non deve essere il lavoratore a dire basta e a dimettersi. Oggi però qualcosa cambia. E può succedere che anche se il lavoratore viene licenziato, la Naspi non spetta.

Addio alla Naspi: ecco quando il licenziamento si trasforma in dimissioni volontarie

La Naspi si può prendere solo se la perdita del lavoro è involontaria. Quindi escludendo il caso delle dimissioni volontarie, la Naspi si prende come scrive l’INPS nella scheda dedicata all’indennità sul portale ufficiale della previdenza sociale per:

  • licenziamento;
  • scadenza contratto a termine;
  • dimissioni per giusta causa e quindi non riconducibili alla libera scelta del lavoratore perché indotte;
  • dimissioni intervenute durante il periodo tutelato di maternità;
  • risoluzione consensuale del rapporto di lavoro dentro la procedura di conciliazione all’Ispettorato del lavoro secondo;
  • risoluzione consensuale per rifiuto del lavoratore a trasferimenti di sede lavorativa distanti più di 50 chilometri dalla residenza del lavoratore in più di 80 minuti di viaggio con mezzi pubblici;
  • accettazione dell’offerta di conciliazione;
  • licenziamento collettivo;
  • licenziamento disciplinare.

Dimissioni, licenziamento, assenze ingiustificate e novità sull’indennità INPS

La novità di adesso, o una delle novità per la Naspi è che il lavoratore che non si dimette nonostante sia questa la sua volontà adesso rischia di perdere l’indennità in alcuni casi.

Il lavoratore che per non perdere la Naspi non si dimette ma fa in modo di essere licenziato, rischia grosso.
Parliamo di chi per esempio si assenta continuamente e senza dare giustificazione alcuna al datore di lavoro.

Se il licenziamento riporta la dicitura “per giusta causa” e nello specifico, per le ripetute e ingiustificate assenze, allora la Naspi non spetta più. Perché il licenziamento nasconde la volontà del lavoratore di dare le dimissioni. E di fatto questo licenziamento diventa alla stregua delle dimissioni volontarie. Perché il dipendente in questo modo fa di tutto per essere licenziato.