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Addio cartelle esattoriali INPS, l’Istituto non potrà chiedere niente al debitore

Niente da fare, ecco quando l’INPS è costretta a rinunciare ad incassare, addio alle cartelle esattoriali.

Tanti contribuenti italiani perdono il sonno di fronte alle cartelle esattoriali. Giovani e anziani, lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi, singoli o famiglie poco importa. Le cartelle esattoriali sono qualcosa con cui hanno a che fare molti contribuenti nella loro vita. A volte si tratta di cartelle esattoriali e di debiti di cui il contribuente è conscio di essere “colpevole” di non aver pagato qualcosa, che sia il bollo auto o l’IRPEF, l’IMU o i contributi previdenziali. In altri casi il problema è per così dire inconsapevole. E come un fulmine a ciel sereno arriva la cartella che toglie il sonno a milioni di contribuenti. Soprattutto quando la cartella ha degli importi rilevanti.
Eppure ci sono strumenti di salvaguardia, come lo sono le varie rottamazioni delle cartelle esattoriali e i vari provvedimenti di sanatoria che vengono incontro a chi ha dei debiti e delle cartelle. Ma soprattutto ci sono degli strumenti da usare come la prescrizione che possono portare a non dover pagare nulla. Un caso emblematico è quello che citiamo oggi nel nostro approfondimento.

Addio cartelle esattoriali INPS, l’Istituto non potrà chiedere niente al debitore

Che siano tasse, imposte, tributi, multe o anche contributi previdenziali e assicurativi mai pagati, poco importa. Sono tutti debiti che un contribuente accende con degli Enti pubblici che se arrivano a non poter incassare con i loro canonici canali, passano la palla all’Agenzia delle Entrate Riscossione. Che è il concessionario che può usare le maniere forti per costringere un contribuente ad incassare. E proprio grazie ad una cartella esattoriale che il concessionario ha lo strumento idoneo a far partire le procedure di esecuzione forzata. La cartella esattoriale è un atto esecutivo e quindi è quello che fa tremare di più un contribuente indebitato. Ma le cartelle hanno delle scadenze come il debito da cui scaturisce. Le cartelle vanno in prescrizione ed a volte se il contribuente dà come fare, può arrivare a non pagare il dovuto.
Il nostro non vuole essere un incentivo ad evadere e a “sperare” nella prescrizione, perché le tasse vanno sempre pagate per dovere civico e morale. Ma è altrettanto vero che a volte come sbaglia il contribuente a non pagare o a far scadere i termini, sbagliano gli enti a chiedere il pagamento entro i termini prestabiliti. Che sono perentori visto che poi sfociano nella prescrizione.

Prescrizione, e puoi dire addio alle cartelle esattoriali

La prescrizione non è altro che la scadenza della pretesa da parte di un ente o di Agenzia delle Entrate Riscossione. L’annullamento del debito o della cartelle per sopravvenuta prescrizione però non è automatica. Perché il concessionario può comunque chiedere il pagamento al contribuente, che però ha gli strumenti idonei per chiedere la cancellazione della cartella per prescrizione. Come si legge sul sito del Gazzettino.it, questo è ciò che è successo ad un imprenditore di 57 anni. Con l’Agenzia delle Entrate Riscossione che presenta al diretto interessato cartelle esattoriali dal 2002 al 2019 relativamente a mancati pagamenti INPS per 110mila euro comprensivi di sanzioni e interessi. In pratica, mancati contributi previdenziali versati. Un mancato adempimento effettivo da parte dell’imprenditore, che però decide di fare ricorso perché lo Stato, in questo caso l’INPS prima e l’Agenzia delle Entrate Riscossione, hanno sbagliato i calcoli. La prescrizione è di 5 anni e in base a quanto si legge sul sito prima citato, il legale dell’imprenditore ha chiesto la sospensione della riscossione e l’annullamento del debito, perché ha contestato la mancata notifica degli atti precedenti.