Una novità importante è stata introdotta in materia di disoccupazione. L’indennità per disoccupati INPS ha subito una notevole stretta quest’anno. Un cambio delle regole drastico, che va nella direzione di contrastare i cosiddetti furbetti che adottano pratiche poco ortodosse per prendere un sussidio per disoccupati nonostante non ne avessero diritto. Con effetti e ricadute anche sulla pensione di questi soggetti. Ma cosa centra la disoccupazione indennizzata INPS e quindi la Naspi con le pensioni? Il fatto è che due misure ancora in vigore oggi sono correlate proprio alla Naspi. E ciò che adesso impatta negativamente sulla Naspi impatta negativamente anche su queste misure di pensionamento.
Come è cambiata la Naspi nel 2025
Abbiamo detto stretta contro i furbetti dell’indennità per disoccupati INPS, cioè furbetti della Naspi. Il giro di vite riguarda quanti grazie a precisi stratagemmi, riusciva a prendere comunque la Naspi nonostante la perdita del lavoro non era “propriamente” involontaria come la Naspi prevede debba essere. Per percepire l’indennità per disoccupati INPS bisogna perdere il lavoro involontariamente. Quindi, le dimissioni volontarie non fanno prendere la Naspi salvo che non siano state date per giusta causa. A volte però, tornando agli stratagemmi da furbetti, ecco che c’è chi pur di non dare le dimissioni, finisce con il costringere il datore di lavoro a licenziarlo. Ma come? Assentandosi di continuo. Adesso però questa pratica non servirà più. Il datore di lavoro può adottare la formula del licenziamento per giusta causa e se la addebita alle continue assenze ingiustificate del dipendente, può di fatto rendere il licenziamento paragonabile alle dimissioni volontarie. E quindi, precludendo la possibilità di Naspi al diretto interessato.
I furbetti della Naspi diventano anche i furbetti della pensione
Altra pratica spesso adottata, ma stavolta per evitare a carico del datore di lavoro un esoso ticket licenziamento, ecco che si passava da dimissioni volontarie seguite da nuove assunzioni in altre aziende compiacenti. Il tutto per sdoganare la Naspi, perché se è vero che a seguito delle dimissioni la Naspi non spetta, è vero che dopo una nuova assunzione, anche breve, ma seguita da un nuovo licenziamento o da una scadenza di contratto a termine, la Naspi torna fruibile. Adesso la nuova assunzione deve essere lunga almeno 3 mesi per liberare il vincolo della Naspi. Ci vogliono almeno 13 settimane di durata per la nuova assunzione per annullare di fronte alla Naspi le precedenti dimissioni.
Addio Ape sociale e quota 41 per i precoci, perché?
E come tutti sappiamo, il disoccupato al termine della Naspi se ha 63 anni e 5 mesi di età ed ha almeno 30 anni di versamenti, può entrare nel perimetro dell’Ape sociale. Allo stesso modo se ha 41 anni di contributi versati, di cui almeno 12 mesi versati prima dei 19 anni di età, ecco che può avere accesso alla quota 41 per i precoci. Ma se per i motivi prima citati la Naspi non si può prendere, ecco che saltano anche i successivi progetti di Ape sociale e di quota 41. Quindi i progetti di pensionamento vanno in fumo.