La preoccupazione per la riforma pensioni che si deve ancora avviare desta dubbi e perplessità in tutti coloro che non riusciranno ad anticipare la quiescenza con la quota 100. Per chi, infatti, non riesce a centrare il requisito anagrafico e quello contributivo entro la fine del 2021, potrebbero non esserci altre possibilità di anticipo, con l’eccezione della sola pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi (per le donne un anno in meno)?
Allarme pensioni?
Ma sarà davvero così tremendo quello che capiterà a partire dal 2022? Nella peggiore della ipotesi rimarranno in vigore le misure strutturali, quali pensione di vecchiaia a 67 anni, pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi. Ma anche la pensione anticipata contributiva a 64 anni, la pensione per lavoratori precoci con 41 anni di contributi.
Ed è stata data la quasi certezza anche di un rinnovo dell’Ape sociale e dell’opzione donna. Delle numerose misure che oggi, quindi, possiamo utilizzare per il pensionamento verrebbe a mancare solo la quota 100. Ovvia si tratta di una misura importante che ha permesso a migliaia di lavoratori di lasciare l’attività a 62 anni e con soli 38 anni di contributi, nella migliore delle ipotesi, quindi, con 5 anni di anticipo.
Ma si sapeva fin dall’inizio che si trattava di una misura sperimentale per un solo triennio. E bisogna anche considerare che molto probabilmente la misura che la sostituirà potrebbe prevedere penalizzazioni.
Si parla di ricalcolo contributivo su tutto l’assegno (un pò come l’opzione donna che nel peggiore dei casi comporta un taglio della pensione spettante di almeno il 30%) ma si è parlato anche di possibili penalizzazioni del 3% per ogni anno di anticipo (con 5 anni di anticipo, quindi, si perderebbe il 15% della propria pensione, 150 euro ogni 1000 spettanti).
Sicuramente se la misura che verrà scelta prevede delle penalizzazioni (a differenza della quota 100 che non ne prevedeva) potremmo non essere così allettati da anticipare il pensionamento e trovarci costretti, nonostante tutto, ad utilizzare le misure che oggi sono in vigore con requisiti sicuramente più rigidi di quelli offerti dalla quota 100, ma sicuramente più convenienti di qualsiasi misura che preveda un taglio dell’assegno spettante (che ricordiamo essere calcolato sui contributi che abbiamo versato in una vira di lavoro).