Se qualcuno ha la possibilità di andare in pensione entro la fine del 2024, probabilmente farebbe bene a considerare l’idea di scappare via dal mondo del lavoro. Aspettare anche solo un mese porterebbe ad una perdita a livello di calcolo della pensione.
Non è una novità che ha introdotto la legge di Bilancio. Non è un nuovo provvedimento salva conti pubblici. Si tratta di un altro regalo della riforma Fornero.
Perché una regola vecchia tornerà a sortire il solito tristemente noto effetto delle pensioni tagliate anche nel 2025 come succedeva in passato. Una autentica prassi che ha subito una inversione di tendenza con aumento delle pensioni solo nella fase post pandemia.
Altro regalo della riforma Fornero, nel 2025 pensioni tagliate, si salvi chi può
Il ragionamento che ci accingiamo a fare è un incrocio di norme e regole. La riforma Fornero e l’adeguamento per le pensioni all’aspettativa di vita sono le due normative che messe insieme produrranno un taglio delle pensioni.
E a chi andrà in pensione nel 2025 rispetto a chi è riuscito a farlo nel 2024 e ancora prima nel 2023, il taglio si farà sentire. Parliamo di un taglio delle pensioni a parità di contribuzione versata e naturalmente di montante contributivo.
Nel sistema di calcolo delle prestazioni infatti tutto ciò che un lavoratore versa alla previdenza obbligatoria finisce in una specie di salvadanaio. Da cui poi alla data di uscita dal mondo del lavoro l’INPS calcola la prestazione.
Nello specifico il montante dei contributi con tutti i versamenti accumulati dal lavoratore vengono prima di tutto rivalutati al tasso di inflazione che è sopraggiunto negli anni successivi a quelli del versamento dei contributi. E poi si passa a moltiplicare ciò che è uscito fuori di montante per i coefficienti di trasformazione.
Coefficienti che come tutti sanno sono tanto meno favorevoli a chi va in pensione quanto più bassa è l’età di uscita dal mondo del lavoro.
Ogni due anni aggiornati i coefficienti e quasi sempre in peggio
La legge Fornero introdusse l’adeguamento biennale dei coefficienti di trasformazione. In altri termini questi moltiplicatori su cui viene passato il montante dei contributi, ogni due anni vengono adeguati e vengono cambiati.
Ma su cosa vengono cambiati? In base alla vita media della popolazione. In parole povere più aumenta la vita media della popolazione più bassi sono i coefficienti.
Un sistema fatto su misura per consentire all’INPS di risparmiare qualcosa riguardo il pagamento delle pensioni. E parliamo di trattamenti naturalmente erogati a chi la prende per più anni visto l’aumento della vita media della popolazione.
Perché i coefficienti di trasformazione diventano meno favorevoli?
In pratica i coefficienti di trasformazione in genere tendono ad abbassarsi ogni biennio perché aumenta la vita media della popolazione. E questa cosa ha avuto un’unica eccezione durante i periodi successivi alla pandemia quando per colpa dell’abbassamento della vita media della popolazione, questi coefficienti sono saliti. Un evento raro ed una specie di rondine bianca. Tanto è vero che per il 2025 si aspetta ancora il nuovo decreto con cui verranno stabiliti i nuovi coefficienti che sicuramente saranno più bassi di quelli di oggi.
Al momento nulla di ufficiale, ma sembra certo un nuovo ribasso dei coefficienti di trasformazione nel 2025. E pertanto le pensioni 2025 a parità di tutto (contributi versati, montante contributivo ed età di pensionamento) saranno poco convenienti rispetto a quelle del 2024.