A gennaio molti pensionati hanno ricevuto aumenti di pensione mentre tanti altri no. L’adeguamento delle pensioni al tasso di inflazione, che si chiami scala mobile, perequazione o indicizzazione, ha già sortito i suoi primi effetti. Ma il governo Meloni ha introdotto un nuovo meccanismo, che per molti pensionati sortirà un effetto negativo sull’adeguamento delle pensioni al tasso di inflazione. Parliamo alò futuro perché molti a gennaio non hanno ricevuto il tanto agognato aumento. Molti altri però lo hanno percepito, e si tratta di aumenti cospicui, da 498 euro.
Aumento pensioni INPS da 498 euro nel 2023, cosa c’è di vero
Da tre a sei fasce, questa la novità sulle indicizzazioni delle pensioni 2023, cioè di quel meccanismo che porta le pensioni ad adeguarsi al sopraggiunto tasso di inflazione. Si tratta della novità introdotta in legge di Bilancio dal nuovo esecutivo, che si affianca al super aumento delle pensioni minime che salgono a 600 euro per chi ha almeno 75 anni di età già compiuti. Il nuovo meccanismo è il seguente:
- fino a 4 volte il trattamento minimo 2022 INPS (2.100 euro lordi): 100% e aumento del 7,3%;
- fino a 5 volte il trattamento minimo 2022 (2.625 euro lordi): 85% e aumento del 6,2%;
- tra 5 e 6 volte il trattamento minimo 2022 (tra 2.625 e 3.150 euro lordi): 53% e aumento del 3,8%;
- tra 6 e 8 volte il trattamento minimo 2022 (tra 3.150 e 4.200 euro lordi): 47% e aumento del 3,4%;
- tra 8 e 10 volte il trattamento minimo 2022 (tra 4.200 e 5.250 lordi): 37% e aumento del 2,7%;
- oltre 10 volte il trattamento minimo 2022 (oltre 5.250 euro lordi): 32% e aumento del 2,3%.
Perché c’è chi non ha ricevuto l’aumento a gennaio sulla pensione
Un aumento di 38,30 euro al mese per i pensionati che hanno una pensione integrata al minimo che sale da 525 euro circa al mese a ben 563 euro. Si tratta di un aumento notevole, che vale 498 euro all’anno. Tutto dovuto al tasso di inflazione che è stato enorme in questi mesi. Solo i pensionati con assegni fino a 4 volte il trattamento minimo, cioè fino a circa 2.100 euro lordi al mese hanno ottenuto già l’aumento a gennaio, con il primo rateo di pensione del 2023. Infatti sono questi i pensionati su cui il nuovo meccanismo di indicizzazione non ha prodotto cambiamenti. Ed è a questi pensionati che l’INPS ha concesso subito gli aumenti dal momento che sono quelli definitivi. Per quelli che prendono pensioni più alte invece, tutto rinviato a febbraio.
Cifre da restituire all’INPS? meglio evitare
La legge di Bilancio rilasciata in autentica zona Cesarini e il cambio del meccanismo hanno imposto all’INPS di usare cautela. Ed in una nota, l’Istituto Previdenziale ha chiarito il perché l’indicizzazione non ha riguardato la generalità dei pensionati già a gennaio. “Il Disegno di Legge di Bilancio 2023 prevede interventi volti a rimodulare le modalità di attribuzione della rivalutazione automatica per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici superiori a quattro volte il trattamento minimo. Al fine di evitare la corresponsione di somme potenzialmente indebite, pertanto, la rivalutazione è stata attribuita in misura pari al 100% a tutti i beneficiari il cui importo cumulato di pensione sia compreso nel limite di quattro volte il trattamento minimo in pagamento nel 2022.” In termini pratici, per evitare di sbagliare, prima bisogna mettere a posto il meccanismo. Poi si passerà agli aumenti, comprensivi degli eventuali arretrati di gennaio. Tutto rimandato a febbraio quindi.