Per chi sta pensando di andare in pensione con quota 103 nel 2025, meglio fare un passo indietro, riflettere e poi prendere una decisione ponderata, perchè questo tipo di pensionamento nel 2025 potrebbe essere ancora più penalizzante.
La quota 103 permette il pensionamento a 62 anni con almeno 41 anni di contributi versati, e fin qui nulla di strano. Si tratta dei requisiti che permettono di accedere alla pensione che tutti conoscono. Quello che non tutti, probabilmente conoscono, è quello che la quota 103 nasconde e potrebbe riservare per il futuro.
I paletti della quota 103
Innanzitutto bisogna considerare i paletti che la misura prevede e che sono:
- dei 41 anni di contributi versati almeno 35 anni deve essere effettivamente lavorati; con la misura si possono utilizzare un massimo di 6 anni di contributi figurativi;
- la pensione erogata sarà calcolata interamente con il sistema di calcolo contributivo, anche gli anni versati prima del 1996; questo è altamente penalizzante e potrebbe abbassare anche di molto l’assegno che si andrà a percepire;
- la pensione spettante non può superare di 4 volte il trattamento minimo Inps (Se ha un importo superiore a 2.394,44 euro sarà erogata fino a raggiungimento di questa somma e la pensione intera spetterà solo al compimento dei 67 anni);
- sono previste finestre di attesa lunghissime: 7 mesi per i dipendenti privati e 9 mesi per i pubblici;
- non consente il cumulo di redditi da lavoro autonomo o dipendente, come la quota 100, ad eccezione del lavoro autonomo occasionale nel limite di 5.000 euro l’anno.
Perchè non conviene la quota 103 nel 2025?
Quando si accede alla pensione con la quota 103 si deve considerare che nella migliore delle ipotesi lo si fa con 41 anni e 7 mesi di contributi: le donne, quindi, rispetto alla pensione anticipata ordinaria anticipano solo di 6 mesi, considerando anche le finestre di attese di entrambe le misure.
Per un anticipo di 6 mesi per le donne e di un anno e mezzo per gli uomini il prezzo da pagare è il calcolo interamente contributivo della pensione: per chi ha diversi anni di contributi versati prima del 1996 la cosa non è affatto positiva. Da considerare che per chi accede nel 2025 almeno 12 anni di contributi sono versati nel sistema retributivo e rinunciarvi per un calcolo interamente contributivo potrebbe portare tagli di diverse centinaia di euro sulla pensione (per anticipare al massimo di un anno e mezzo vale la pena?).
Altra cosa da considerare è che la pensione tagliata dal contributivo potrebbe non bastare (da considerare che già con il sistema retributivo non riflette l’ultimo stipendio, figuriamoci con il contributivo) ed il problema è che per almeno 5 anni non si potrà integrare il reddito da pensione con quello da lavoro perchè la misura vieta di farlo.
Questo significa che fino a 67 anni non si potrà lavorare e si dovrà vivere con la pensione in questione, anche se è bassa. Proprio per questo accedere a questo tipo di pensione richiede molta riflessione e anche diverse simulazioni per comprendere quanto si andrebbe a perdere e se quello che si andrà a percepire basterà. In caso contrario, forse, è il caso di rimanere al lavoro fino a quando non si maturano i requisiti per accedere alla pensione anticipata ordinaria.
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