Riassunto:Una combinazione di leggi previdenziali consente il pensionamento con un importo più alto e senza rimandare il momento dell' uscita. Riassunto:Una combinazione di leggi previdenziali consente il pensionamento con un importo più alto e senza rimandare il momento dell' uscita.

Andare in pensione con un assegno più alto dall’INPS e senza rinviarla, come prendere di più

Andare in pensione con un assegno più alto dall’INPS e senza rinviarla, come prendere di più e con quale misure.

Il sistema previdenziale è davvero particolare in Italia. E ci sono norme e soluzioni che pochi considerano ma che possono essere davvero utili. Per esempio oggi parliamo di importo delle pensioni. Andare in pensione con un assegno più alto dall’INPS e senza rinviarla, come prendere di più e perché si può fare, ecco su cosa si incentra oggi il nostro focus. Perché è possibile andare in pensione con un importo più alto e senza rimandare il momento dell’ uscita dal mondo del lavoro.

L’importo dell’assegno previdenziale è un tema che preoccupa molto i lavoratori, soprattutto se ricadono nel sistema contributivo puro. Un sistema che notoriamente prevede un calcolo meno favorevole della pensione.

Come funziona il sistema contributivo di calcolo della pensione

Il sistema contributivo, infatti, funziona come un salvadanaio: più si versa e più si andrà a ricevere mensilmente di pensione.

Ad impattare sul calcolo dell’ assegno, poi, oltre ai contributi effettivamente versati, è anche l’età di uscita. Per via del coefficiente di trasformazione, che altro non è che quel numero che, moltiplicato per il montante contributivo, restituisce l’importo della pensione annua spettante.

Il coefficiente di trasformazione varia sulla base dell’ età di accesso alla pensione e più si va tardi e più è vantaggioso per il lavoratore: nel calcolo un coefficiente dì trasformazione più alto dà diritto a un assegno più elevato. Andare in pensione con un assegno più alto dall’INPS passa da tutti questi fattori.

A contare, quindi, per chi ricade nel contributivo puro sono diverse cose e nello specifico:

  • Retribuzioni durante la vita lavorativa che danno luogo ai contributi obbligatori da versare;
  • Anni di lavoro svolti che danno luogo al montante contributivo;
  • Età di accesso alla pensione in base alla quale è definito il coefficiente di trasformazione da utilizzare nel calcolo.

Avere un assegno più alto senza ritardare la pensione

La Legge Dini del 1995 che ha introdotto il sistema di calcolo contributivo ha previsto anche diverse regole e benefici per le mamme lavoratrici. Non si pensi, quindi, che l’attenzione per le mam
me che lavorano sia una peculiarità dell’ attuale esecutivo, ci si pensava anche prima e in modo, forse, più efficace. Andare in pensione con un assegno più alto dall’INPS per le mamme lavoratrici è un fattore.

Tra le cose che la legge in questione offre alle mamme che lavorano ricordiamo lo sconto sull’età pensionabile di quattro mesi per ogni figlio avuto fino a un massimo di dodici mesi che permette di andare in pensione di vecchiaia a:

  • 66 anni e 8 mesi alle lavoratrici con almeno un figlio;
  • 66 anni e 4 mesi alle lavoratrici con almeno due figli;
  • 66 anni alle lavoratrici con tre o più figli.

Nel 2025 per via delle novità introdotte dal governo, ecco che si amplia questo beneficio. I 12 mesi al massimo diventano 16. E il limite massimo dei 3 figli diventa 4. Ecco quindi che abbiamo:

  • 66 anni e 8 mesi alle lavoratrici con almeno un figlio;
  • 66 anni e 4 mesi alle lavoratrici con almeno due figli;
  • 66 anni alle lavoratrici con tre;
  • 65 anni e 8 mesi per le lavoratrici con 4 o più figli.

Andare in pensione con un assegno più alto dall’INPS e come aumentarlo

Questo stesso beneficio, però, si trasforma in un aumento dell’assegno se la lavoratrice decide comunque di lavorare fino ai 67 anni. In questo caso viene applicato un coefficiente dì trasformazione maggiore per riconoscere lo stesso il beneficio sui figli e si traduce in un aumento della pensione.

Il coefficiente di trasformazione applicato è quello di:

  • 68 anni per le donne con uno o due figli;
  • 69 anni per le mamme con tre o più figli.

Lo stesso meccanismo si applica anche alla pensione contributiva a 64 anni con 20 anni di contributi alla quale possono accedere le donne a:

  • 63 anni e 8 mesi se hanno un figlio;
  • 63 anni e 4 mesi se hanno due figli;
  • 63 anni se hanno tre o più figli.

Allo stesso modo se queste lavoratrici decidono di arrivare in servizio ai 64 anni possono beneficiare di un coefficiente di trasformazione maggiore ovvero:

  • Quello dei 65 in presenza di uno o due figli;
  • Quello dei 66 anni in presenza di tre o più figli.