La pensione anticipata contributiva è una misura che, come si evince dal suo stesso nome, riguarda solo chi rientra in pieno nel sistema contributivo. L’alternativa ai 42 anni e 10 mesi della pensione anticipata ordinaria per chi è privo di versamenti in epoca retributiva (prima del 1996, ndr), è proprio questa. Una misura favorevole, oggetto però di alcuni cambiamenti per il 2024. E adesso analizzeremo quali sono questi cambiamenti.
Si passa da 2,8 a 3 volte l’assegno sociale
Nel 2023 andrà in pensione a 64 anni chi, raggiungendo i requisiti anagrafici e contributivi, arriva a prendere una pensione pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale. Servono 64 anni di età e 20 anni di contributi. Nel 2024 andrà in pensione a 64 anni chi raggiunge i 20 anni di contributi e una pensione pari a 3 volte il trattamento minimo. Questa la novità introdotta dal governo nella legge di Bilancio. Un aumento di 0,2 punti percentuali che fa lievitare la cifra minima di pensione necessaria per farsi liquidare la prestazione a 64 anni di età.
Nel 2024 Andrà in pensione a 64 anni chi raggiunge 20 anni di contributi, ma l’importo minimo sale
Un aumento che si collega tra l’altro anche all’incremento dell’assegno sociale. Presto l’INPS confermerà per l’anno 2024 il nuovo importo dell’assegno sociale che oggi invece è pari a 503,27 euro al mese. Se davvero sarà pari al 5,4% l’aumento (questo il tasso di inflazione che verrà usato probabilmente per le indicizzazioni delle pensioni), l’assegno sociale salirà a circa 530,45 euro al mese. Significa che oltre a dover raggiungere una pensione pari a 3 volte l’assegno sociale e non più a 2,8 volte come nel 2023, la cifra crescerà perché il riferimento passa da 503,27 a 530,45 euro al mese. Significa per intenderci che andrà in pensione a 64 anni chi raggiunge una pensione pari a 1.591,35 euro al mese e non più a 1.409,16 euro al mese.
Per le donne un canale agevolato per la pensione anticipata contributiva
Solo per gli uomini o per le donne senza figli avuti, il nuovo limite minimo di trattamento sarà quello prima citato. Perché il governo ha deciso di differenziare le lavoratrici in base ai figli avuti. Fermo restando il requisito anagrafico dei 64 anni di età, e fermo anche il requisito contributivo minimo dei 20 anni di versamenti, per le donne con un solo figlio la pensione minima da raggiungere deve essere non inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale (1.485,26 euro al mese). Invece deve essere pari a 2,6 volte l’assegno sociale (1.379,17 euro al mese) per le lavoratrici che hanno avuto due o più figli.