La legge di Bilancio in vigore dal 1° gennaio ha decretato la proroga dell’Ape sociale fino al 31 dicembre 2021. Ciò significa che invalidi, caregivers, disoccupati e lavori gravosi potranno accedere alla pensione anticipata a 63 anni con 30 o 36 anni di contributi. Sulla misura e sulle categorie a cui è destinata si sa tutto o quasi. Oggi ci soffermiamo sul lato assistenziale della misura, che è nettamente superiore al lato previdenziale. Infatti molti nemmeno considerano l’Ape sociale come una misura previdenziale, perché non si tratta di una vera e propria pensione ma di un reddito ponte per alcuni lavoratori.
Ape sociale 2021, i beneficiari e i requisiti in sintesi
Possono accedere all’Ape sociale, che è acronimo di Anticipo pensionistico sociale, i disoccupati, gli invalidi e i caregivers con almeno 63 anni di età ed almeno 30 anni di contributi versati. Possono accedere all’Ape sociale i soggetti che rientrano tra i lavori gravosi, sempre con almeno 63 anni di età, ma con almeno 36 anni di contributi versati. I lavori gravosi sono gli edili, le maestre delle scuole di infanzia (anche gli educatori degli asili nido), i gruisti, i camionisti, i facchini, le badanti, gli infermieri delle sale operatorie (anche le ostetriche delle sale parto), gli addetti alle pulizie, i macchinisti dei treni (anche il personale viaggiante), gli agricoli, i siderurgici, i marittimi, i pescatori, i netturbini (e chi ha a che fare con lo smaltimento rifiuti) e i conciatori di pelli.
Per i disoccupati serve essere senza Naspi da 3 mesi. Per gli invalidi occorre almeno il 74% di disabilità confermata dalle Commissioni mediche Asl. Per i caregivers l’assistenza al parente disabile deve essere iniziata antecedentemente la data di domanda da minimo 6 mesi. Per i lavori gravosi invece, occorre che tale attività sia stata svolta da 7 degli ultimi 10 anni o da 6 degli ultimi 7.
Perché reddito ponte e non pensione?
Le particolarità dell’Ape sociale che, la rendono più distante da una vera e propria pensione è innanzi tutto il fatto che si tratta di una misura temporanea. Infatti la prestazione Ape sociale dura esattamente gli anni di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia. A 67 anni il beneficiario dell’Ape sociale si vedrà cessare la prestazione e sarà costretto a presentare domanda di pensione di vecchiaia. Per questo si parla di reddito ponte che può arrivare massimo a 4 anni, cioè dai 63 dell’anticipo massimo possibile, ai 67 della pensione di vecchiaia.
La prestazione non è reversibile a causa di morte, e quindi nel caso di decesso del titolare, la prestazione muore con lui e non passa al coniuge o ai figli, nonostante possano essere soggetti privi di reddito e a carico del defunto. Infine, altra particolarità dell’Ape sociale è che si tratta di una prestazione che non prevede tredicesima, essendo basata su 12 mesi di fruizione.