Arretrati sulle pensioni, ecco a chi potrebbero arrivare circa 3.000 euro del 2024 Arretrati sulle pensioni, ecco a chi potrebbero arrivare circa 3.000 euro del 2024

Arretrati sulle pensioni, ecco a chi potrebbero arrivare circa 3.000 euro del 2024

Presto la sentenza della Consulta sulla perequazione 2024, ecco cosa potrebbe accadere e che arretrati arriveranno.

Dopo i minimi aumenti previsti ed erogati sulle pensioni di gennaio con la perequazione, adesso l’attesa di molti pensionati è per l’eventuale recupero dei tagli precedenti, cioè della mancata piena indicizzazione delle pensioni sopra una determinata soglia, al tasso di inflazione applicato a gennaio 2024.

Ed in quel caso parlando di percentuali di inflazione nettamente superiori allo 0,8% di adesso, evidente che parliamo di cifre che in alcuni casi possono essere superiori a 3.000 euro come vedremo adesso.
Infatti sulle casse dello Stato, sull’INPS ed inevitabilmente sul governo che ha applicato il metodo di perequazione del 2024, pende un giudizio molto atteso da parte della Consulta.

Che se mai dovesse confermare la tesi sulla presunta incostituzionalità del metodo di perequazione adottato nel 2024, favorirebbe il recupero sotto forma di cospicui arretrati per molti pensionati.

Pensioni 2025, quando gli arretrati per la mancata perequazione 2024?

Nel 2024 sulla rivalutazione delle pensioni molto è stato detto. La vicenda è stata al centro del dibattito politico ma non solo. Nel 2024 il tasso di inflazione è stato al 5,4% ed è rimasto invariato nel consueto passaggio da quello provvisorio a quello definitivo.

Perché come prassi l’ISTAT prima conferma il tasso di previsione che guarda sostanzialmente ai primi 9 mesi dell’anno precedente, e poi conferma nel corso dell’anno successivo quello definitivo comprensivo dell’ultimo trimestre.
E proprio nel 2024 a gennaio l’INPS utilizzò il tasso ISTAT del 5,4% per aumentare le pensioni in base all’aumento del costo della vita dei primi 9 mesi del 2023 che poi è diventato quello dell’intero anno 2023.

Alla luce di tutto questo, nessun conguaglio a favore dei pensionati è stato accreditato a fine 2024 o a inizio 2025. Ma è sul meccanismo di indicizzazione delle pensioni che adesso c’è chi attende eventualmente buone nuove.

Corte Costituzionale e pensioni, cosa c’è adesso in cantiere?

Sembra che a fine febbraio ci potrebbe essere la sentenza tanto attesa della Corte Costituzionale. Sempre che si riesca a fare tutto subito perché la Consulta è alle prese con la nomina di altri 5 giudici di cui l’attuale organico della Corte è carente. ma questa è una questione politica. I lavoro dei giudici costituzionalisti non sono in pausa.

E pertanto c’è la possibilità che si pronuncino sulla presunta incostituzionalità del provvedimento che riduceva la percentuale di indicizzazione delle pensioni a partire da quelle sopra 4 volte il trattamento minimo e con tagli sempre più pesanti man mano che saliva l’importo della pensione.

Questo è il metodo usato che ha portato ad un ricorso di un ex dipendente pubblico che adesso attende l’esito della Consulta.

Ecco da dove nasce la querelle

Il ricorso di un lavoratore riguarda il taglio della rivalutazione per i trattamenti sopra 4 volte il minimo. Sostenendo che così facendo, penalizzando chi prende pensioni più alte, si va contro quel principio della Costituzione secondo cui la retribuzione di un cittadino deve essere commisurata alla quantità e alla qualità del suo lavoro.

E se è vero che più stipendio si prende maggiore contribuzione si versa, è naturale che ci sia chi prende una pensione alta. E costui non può essere penalizzato. Questo è alla base del ricorso che adesso richiede la pronuncia della Consulta. Tutto nasce dal fatto che nel 2024 le pensioni sono state aumentate del 5,4%, cioè in misura piena al tasso di inflazione, solo se di importo fino a 4 volte il trattamento minimo.

Poi per le pensioni più alte, il trattamento è stato rivalutato al 4,59% per quelle fino a 5 volte il minimo, al 2,916% per quelle fino a 6 volte il minimo e via via a scalare fino ad un aumento dell’1,188% per le pensioni sopra 10 volte il trattamento minimo.

Ecco cosa potrebbe accadere molto presto

Tagli esorbitanti di rivalutazione, con le pensioni più alte che non hanno ottenuto la piena rivalutazione come dicevamo. Significa che per loro non c’è stato il contenimento della perdita del potere di acquisto della loro prestazione.

Ci sono pensionati che hanno perso oltre 250 euro al mese di pensione, e adesso si attendono le decisioni della Corte Costituzionale. Che se condannerà il governo a risarcire i penalizzati, produrrà inevitabilmente degli arretrati da recuperare di diverse migliaia di euro. A dire il vero su questo ci sono tutti i soliti dubbi che tra l’altro accompagnarono anche provvedimenti simili degli anni precedenti.

Tutti ricorderanno i tagli alla perequazione della legge Fornero. Con il governo che fu condannato al risarcimento del danno a chi aveva subito il blocco Fornero. E all’epoca i pensionati, come anche i lavoratori statali, furono risarciti con una erogazione una tantum ma non a copertura dell’intero maltolto. Vedremo adesso come opereranno gli ermellini costituzionalisti.