Quando si parla di Superbonus nell’immaginario collettivo la mente va senza dubbio a quanto fatto dal governo Conte con il famoso incentivo a ristrutturare casa. Recuperando sotto forma di sgravi fiscali e quindi gravando sulle casse dello Stato più di quanto si è speso nei lavori di ristrutturazione. Parliamo quindi del Superbonus 110%. Una misura molto criticata ancora oggi visto che gli effetti sulle casse dello Stato si sentono tuttora.
Ma adesso di Superbonus si parla per un altro motivo. E parliamo di pensioni. Questa è per esempio una nuova idea che alcuni esperti previdenziali e tecnici hanno prodotto adesso. Parlando di pensioni future, di nuovi inasprimenti dei requisiti, dal Centro Studi Itinerari Previdenziali ecco arrivare una grande novità.
Arriva il Superbonus 33% sulle pensioni, e il futuro diventa meno cupo
Se c’è qualcuno che può essere considerato tra i massimi esperti in materia previdenziale quel qualcuno è senza dubbio Alberto Brambilla. Il Presidente del Centro Studi Itinerari Previdenziali, che pare sia stato uno di quelli che suggeriva alcuni programmi elettorali sulle pensioni alla Lega, con il 12° Rapporto sul sistema pensionistico italiano ha messo in luce alcuni problemi evidenti. Il Presidente Brambilla in conferenza stampa, spiegando i contenuti di questo rapporto, ha di fatto avvalorato la prospettiva di alzare di 3 mesi l’età della pensione di vecchiaia dal 2027.
Perché va alzata l’età pensionabile?
Perché è una cosa inevitabile secondo lui dal momento che seppur buoni i risultati in termini di incasso per le casse pubbliche dovuto al miglioramento del livello di occupazione in Italia in questi ultimi tempi, i pensionati sono ancora tanti e forse troppi. L’età pensionabile in media sta scendendo. Significa che si va in pensione troppo presto secondo Brambilla. Allo stesso tempo ormai in base agli ultimi dati ISTAT, l’aspettativa di vita viaggia spedita verso il tetto degli 83 anni.
Cosa succede se aumenta l’aspettativa di vita?
Andare in pensione prima e vivere più a lungo ha un effetto inevitabile. L’INPS e quindi lo Stato, pagheranno pensioni per più tempo. Cioè spenderanno di più ed a volte troppo rispetto a ciò che ha versato un lavoratore.
La media dell’età di uscita dal mondo del lavoro nonostante l’età pensionabile sia a 67 anni età è inferiore oggi ai 62 anni di età. Il 33% dei pensionati oggi a libro paga dell’INPS prende una pensione da oltre 20 anni. Senza considerare i 400.000 baby pensionati che gravano da oltre 40 anni sulle casse statali. Secondo Brambilla tra le righe, gli errori del passato si pagano ancora oggi.
Le soluzioni ci sono, ma non possono riguardare tutti i lavoratori
La panacea secondo Brambilla ed il suo Centro Studi Itinerari Previdenziali è che bisogna effettivamente far salire l’età pensionabile perché cresce l’aspettativa di vita. Ma non andando a toccare chi ha maturato i 42,10 anni di versamenti per le pensioni anticipate. Perché chi lavora da tanto è giusto che non subisca questo inasprimento. Anzi, anche chi arriva a 64 anni di età ed ha già 38 anni di contributi, non dovrebbe subire l’inasprimento.
Ecco il Superbonus sulle pensioni
Ma a queste soluzioni il Presidente ne inserisce una davvero rivoluzionaria. Il Superbonus sulle pensioni. Per chi lavora fino ai 70 anni, cioè per 3 anni oltre i 67 anni si dovrebbe concedere un Superbonus del 33% sullo stipendio. E il 33% nel Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti non è altro che la quota di contribuzione da versare secondo l’aliquota vigente. Una Superbonus nettamente migliore anche del Bonus Maroni che già oggi concede un piccolo sgravio contributivo (il 9,19%) a chi, pur avendo raggiunto i requisiti della quota 103 e della pensione anticipata, resta a lavorare ancora.