Ormai il reddito di cittadinanza è il passato e per singoli e famiglie con problematiche tali da dover essere sostenute da un aiuto di Stato c’è l’assegno di inclusione. La misura ha visto i suoi natali il primo gennaio 2024 anche se le domande sono partite già il 18 dicembre scorso.
Infatti è proprio da quella data che gli interessati hanno potuto iniziare a chiedere il nuovo sussidio. Una misura che qualcuno è già riuscito a percepire il 26 gennaio scorso mentre altri verranno pagati per la mensilità di gennaio, dal 15 febbraio.
Questo significa che l’epoca dell’assegno di inclusione è ormai in atto. Ma non mancano problematiche per quanti hanno provveduto a richiedere il sussidio.
Assegno di Inclusione, se l’INPS non ti risponde, domanda accolta automaticamente
I richiedenti l’assegno di inclusione che hanno presentato la domanda entro il 7 gennaio e che entro la stessa data hanno provveduto ad iscriversi alla piattaforma SIISL sottoscrivendo il patto di attivazione digitale hanno percepito il sussidio già il 26 gennaio. Coloro che invece hanno provveduto ad entrambi gli adempimenti prima citati entro il 31 gennaio è probabile che riceveranno il primo pagamento, cioè quello di gennaio, il 15 febbraio. Per gli altri invece il primo pagamento scatterà dal 15 del mese successivo a quello di presentazione della domanda. In ogni caso, sia per il pagamento del 26 gennaio che per questi successivi ci sono e ci saranno ancora contribuenti che nonostante abbiano provveduto a fare tutto in regola non hanno ancora preso nulla e soprattutto, non hanno ricevuto alcuna notizia circa la loro domanda.
Soggetti presi in carico dai servizi sociali
Molti collegandosi al sito dell’INPS trovano ancora la domanda con la dicitura di “aquisita”. Uno dei motivi possibili è la mancata comunicazione da parte delle strutture che hanno preso in carico uno dei soggetti indicati in domanda come potenziali beneficiari del sussidio. L’assegno di inclusione spetta a quanti hanno in famigla almeno uno tra i seguenti soggetti:
- minori di 18 anni;
- sopra i 60 anni di età;
- invalidi;
- presi in carico da servizi sociali e sanitari.
Probabile che alla base dei ritardi delle risposte ai richiedenti dell’assegno di inclusione ci sia proprio un problema di contatti tra INPS e strutture che hanno preso in carico alcuni soggetti. Si tratta di persone affette da patologie diverse da quelle invalidanti vere e proprie. Soggetti alle prese con problemi mentali o dipendenze varie. In questo caso, dopo l’autocertificazione relativa a queste problematiche che gli interessati hanno reso all’INPS con la domanda di assegno di inclusione, l’INPS chiede conferma a queste strutture.
Tutto a posto per le conferme, e silenzio assenso
Pare che tra mancanza di piattaforme e codici necessari, sia qui uno dei ritardi maggiori. Per questo adesso l’INPS tramite comunicazione ufficiale sottolinea come la mancata risposta entro 60 giorni può essere considerata come silenzio assenso. Significa che la domanda di fatto può ritenersi approvata. Questo in riferimento ai controlli delle ASL dal momento che l’INPS ha presentato l’applicativo “Validazione delle certificazioni Adi”. Il servizio consente alle strutture autorizzate di validare la dichiarazione indicata nella domanda di assegno di inclusione in modo tale da superare l’ostacolo prima citato.