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Aumentare la pensione futura, ecco alcuni suggerimenti per chi ha perso il lavoro

Aumentare la pensione futura, ecco alcuni suggerimenti per chi ha perso il lavoro, dai contributi volontari ad altre tipologie di lavoro compreso quello autonomo.

Perdere il lavoro ha due diversi risvolti. Il primo è quello di restare senza reddito per mesi e mesi in attesa di un’altra occasione. Il secondo è quello di bloccare la carriera dei versamenti contributivi e quindi rimetterci sulla pensione futura. Quando un lavoratore perde il lavoro ad una certa età, può ritenersi già fortunato se ha completato una carriera utile alla pensione a 67 anni. Perché c’è chi a 61, 62 o 63 anni perde il lavoro e non ha nemmeno maturato i 20 anni canonici utili alla pensione quando sarà il momento, cioè a 67 anni. In questo caso cosa si può fare se non si trova nuova occupazione come dipendenti?

Aumentare la pensione futura, ecco alcuni suggerimenti per chi ha perso il lavoro

Le vie da intraprendere in casi limite come quelli prima esposti sono due. O provvedere quanto prima a chiedere all’INPS la prosecuzione volontaria dei versamenti e quindi riempire da soli la propria carriera e portarla a 20 anni. Oppure mettersi in proprio, ovvero avviare una attività autonoma che prevede versamenti anche se in un fondo diverso dal FPLD (Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti). Nel primo caso l’esborso è maggiore, ma garantisce una prosecuzione di carriera sulla falsariga di quella interrotta. Infatti i versamenti volontari vengono calcolati in base alle ultime retribuzioni percepite e con la stessa aliquota prevista durante la normale carriera, che per il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti è pari al 33%. In questo caso quindi la carriera proseguirebbe in maniera identica a prima e dopo aver pagato tutti gli anni mancanti, il contribuente potrebbe arrivare a 20 anni di versamenti e così raggiungere il requisito contributivo minimo che insieme ai 67 anni di età garantisce la pensione di vecchiaia.

Pensioni con versamenti da lavoro autonomo o volontari

L’altra via è quella del lavoro in proprio. Anche semplicemente iscrivendosi per esempio come coltivatore diretto. In questo caso il contribuente diventerebbe lavoratore autonomo, versando alle gestioni speciali dei commercianti, artigiani, coltivatori diretti o agricoltori professionali. I versamenti da lavoro autonomo non incidono sul calcolo della pensione. Al contrario di ciò che molti pensano infatti, anche se valgono meno rispetto a quelli da dipendente i versamenti da coltivatore diretto per esempio, non finiscono con il penalizzare la pensione che esce dal Fondo Pensioni lavoratori Dipendenti INPS. La pensione di chi ha versamenti in un fondo e nell’altro viene calcolata in base alle specifiche regole di ciascun fondo. In questo caso si dice che la pensione è calcolata pro quota. Ogni gestione contribuisce al calcolo totale della pensione di un contribuente. Con i versamenti da autonomo si spende meno rispetto ai volontari. Ma è altrettanto vero che anche se non incide negativamente sui contributi da dipendente già versati, la pensione che fuoriesce è meno ricca di quella con la prosecuzione volontaria di cui accennavamo nel precedente paragrafo. Sia i volontari che il versamento in fondi differenti oltre a garantire la pensione a chi non ci riesce da solo, garantisce una pensione più alta. Perché nulla vieta di proseguire la carriera in uno o nell’altro modo anche se sono stati raggiunti i 20 anni di carriera.