Aumento delle pensioni a gennaio, perché come consuetudine salgono i trattamenti per via del tasso di inflazione. Una notizia positiva questa perché con l’inflazione il potere di acquisto dei trattamenti inevitabilmente tende a calare. Ma se ci saranno gli aumenti perché si continua a parlare di tagli alle pensioni? perché c’è polemica dopo le parole di Giorgetti in audizione sul Piano Strutturale di bilancio? Ecco i motivi di questo diatriba politica e cosa accadrà adesso alle pensioni a partire dal mese di gennaio 2025.
Tagli alle pensioni dal 2025, ecco chi perderà soldi nonostante gli aumenti, cifre e calcolo
L’aumento delle pensioni è una costante di ogni anno. perché l’ISTAT certifica il tasso di inflazione previsionale ogni anno. Il governo lo conferma con un decreto e l’INPS a gennaio emana la consueta prima circolare del nuovo anno con i nuovi importi delle prestazioni rependo quelli che sono gli ordini del governo.
Una prassi che si ripete anche in questo fine 2024, anche se ancora deve essere completato l’iter, con il tasso di inflazione che deve ancora essere confermato dall’ISTAT. Si parla comunque di un tasso tra l’1,5% e l’1,8%, ma come detto solo tra qualche giorno o settimana si saprà con certezza.
Una prassi annuale, canonica, classica, e quindi, perché queste polemiche? Il motivo nasce dal meccanismo con cui le pensioni vengono adeguate al tasso di inflazione. Perché ogni anno è facoltà del governo, come effettivamente è stato fatto ultimamente, cambiare le regole. E sul meccanismo adottato dal governo lo scorso anno e che Giorgetti, anche se solo tra le righe, ha ipotizzato sarà confermato anche l’anno venturo, che monta la querelle politica.
Perché le polemiche sulla perequazione?
Giorgetti ha sottolineato come sulle pensioni la legge di Bilancio confermerà la struttura di oggi. Il riferimento che qualcuno ha considerato è quello sulle misure in scadenza nel 2024 e cioè l’Ape sociale, quota 103 e opzione donna. Ma anche sul meccanismo della rivalutazione delle pensioni.
Che nel dettaglio dovrebbe essere lo stesso del 2024, quello che per inteso è finito anche davanti la Corte Costituzionale. Perché in effetti l’aumento delle pensioni utilizzato nel 2024 è finito alla Consulta per una sua presunta incostituzionalità.
Tutto per via di un sistema che adegua le pensioni in misura inferiore al tasso di inflazione a partire da quelle sopra 4 volte il trattamento minimo. E con taglio sempre maggiore man mano che sale l’assegno dal punto di vista del suo importo.
Ecco la rivalutazione delle pensioni e come funziona il suo calcolo
Il meccanismo finito sotto la lente di ingrandimento dei giudici costituzionalisti è il seguente:
- 100% di rivalutazione sulle pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo (fino a 2.400 euri circa al mese);
- 85% di rivalutazione sulle pensioni sopra 4 e fino a 5 volte il minimo;
- 54% di rivalutazione sulle pensioni sopra 5 e fino a 6 volte il minimo;
- 47% di rivalutazione sulle pensioni sopra 6 e fino a 8 volte il minimo;
- 37% di rivalutazione sulle pensioni sopra 8 e fino a 10 volte il minimo;
- 22% per le pensioni più alte.
Nel 2025, da gennaio, le pensioni saliranno, se davvero verrà confermato quel meccanismo, in misura piena solo fino a 4 volte il trattamento minimo INPS. Di conseguenza inizieranno a calare gli aumenti a partire da quelle più alte.
Aumenti e tagli alle pensioni dal 2025, ecco chi perderà oltre 1.000 euro, le cifre e il calcolo
Se consideriamo pari all’1,6% il tasso di inflazione che verrà usato, una pensione da 1.000 euro salirà di 16 euro, una da 2.000 di 32 euro. Per esempio, una pensione da 3.000 euro che a rivalutazione piena doveva salire di 48 euro, per via del meccanismo salirà di 40,80 euro, perché si applica l’85% dell’1,6%, cioè incremento pari a 1,36%.
Per la seconda fascia, una pensione di 3.500 euro anziché salire di 56 euro, salirà di poco più di 30 euro, perdendo 26 euro circa al mese, cioè oltre 330 euro annui. Una pensione da 4.500 euro doveva aumentare in misura piena di 72 euro al mese, invece aumenterà di 33,84 euro, perdendo 38 euro al mese di incremento perdendo quasi 500 euro.
Una pensione da 7.000 euro al mese dovrebbe salire di 112 euro per contenere la perdita del potere di acquisto dell’1,6%. Invece alla luce del 22% dell’1,6% come da meccanismo prima citato, salirà solo di 24,64 euro, perdendo la bellezza di 87,36 euro al mese, ovvero 1.135 euro all’anno.
Se consideriamo che queste pensioni già nel 2024 hanno subito tagli ed anche più grandi visto che l’inflazione era al 5,8%, e che pertanto gli importi delle pensioni si trascinano dietro questi tagli, ecco che le perdite si sommano anno dopo anno.