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Aumento ed arretrati di pensione, come recuperare i contributi silenti e i diritti inespressi

Pensioni in aumento e arretrati, ecco cosa sono i diritti inespressi ed i contributi silenti e come utilizzarli.

Diritti inespressi e contributi silenti, due espressioni tecniche quando si parla di pensioni ma che molti contribuenti non conoscono a tal punto che non sfruttano alcune possibilità di prendere dei trattamenti più alti. Perché aumento ed arretrati di pensione passano proprio dai diritti inespressi.

Da Verona sindacati e patronati collegati alla CGIL, cioè lo SPI e l’INCA, hanno avviato anni fa una campagna di sensibilizzazione. Che ha portato molti pensionati a recuperare somme aggiuntive sulla pensione che per anni non hanno sfruttato. Infatti grazie a questa campagna del sindacato della CGIL ecco che molti pensionati del Veronese sono riusciti ad ottenere gli aumenti di pensione spettanti e gli arretrati fino a 5 anni indietro.

Su diversi quotidiani locali hanno dato risalto alla campagna. Che ha portato per esempio un pensionato di 71 anni di età a recuperare gran parte dell’Assegno sociale non percepito in precedenza a partire dai 67 anni con un introito di circa 15.000 euro di arretrati oltre agli aumenti del trattamento. Questo per spiegare che farsi ricalcolare la pensione spesso porta i pensionati a recuperare delle somme di pensione che altrimenti rimarrebbero all’INPS.

Aumento ed arretrati di pensione, come recuperare i contributi silenti e i diritti inespressi

Partiamo dai contributi silenti, cioè quei contributi che rimangono all’INPS e che non sono utilizzati per la liquidazione di una prestazione pensionistica di un contribuente.

Si chiamano silenti proprio perché sono contributi che vengono versati dai lavoratori ma non si trasformano in rendita previdenziale come invece dovrebbero fare tutti i contributi versati.

Deve essere il pensionato dopo aver ottenuto la pensione, anche diversi anni dopo, a chiedere all’INPS un ricalcolo della prestazione aggiungendo ai contributi che sono stati utilizzati in sede di liquidazione della prestazione anche i contributi versati dopo la data del pensionamento o versati in altri fondi pensionistici.

I contributi silenti portano ad arretrati e aumenti di pensione

Contributi che non sono stati utilizzati nel momento della liquidazione della prestazione previdenziale. Per esempio ci sono contenuti versati in fondi diversi da quelli a cui il contribuente ha poi chiesto la liquidazione della pensione. E che quindi alla data della liquidazione stessa non sono stati utilizzati per ottenere la giusta pensione spettante.

Oppure ci sono contributi che per esempio sono stati accreditati postumi. Figli magari di vertenze e cause in tribunale. Contributi che una volta accreditati nell’estratto conto possono determinare una pensione in aumento con arretrati.


I diritti inespressi e il pensionato perde dei soldi

Un altro modo per ottenere ciò che un contribuente dovrebbe avere di diritto ma che non è mai stato sfruttato perché mai richiesto, sono i diritti inespressi. In questo caso parliamo di prestazioni pensionistiche basse, a cui l’INPS concede la facoltà di aggiungere maggiorazioni sociali, integrazione al trattamento minimo, assegni familiari e quattordicesima. Oppure nel caso delle pensioni di reversibilità in alcuni casi dà diritto a recuperare l’assegno di vedovanza.

Si tratta di cifre aggiuntive sulla pensione che l’INPS non eroga automaticamente. E di conseguenza sono cifre aggiuntive di pensione che il titolare del trattamento deve richiedere all’INPS. Sono proprio i diritti inespressi l’oggetto della campagna della CGIL citata in premessa.

Ed è evidente che controllare il cedolino della pensione o magari il modello OBIS/M è la soluzione ideale. Una via utile affinché un pensionato possa recuperare quelle somme aggiuntive e quei trattamenti che altrimenti non percepirebbe mai. Perché tramite questo controllo si può vedere da cosa effettivamente è composta la pensione e cosa manchi.