A gennaio prossimo, come consuetudine, ci sarà il solito aumento delle pensioni per vie del meccanismo della perequazione. Tutto perché annualmente i trattamenti vengono adeguati al tasso di inflazione per evitare il calo del loro potere di acquisto. Nel 2025 si userà un tasso di inflazione minimo, perché sono lontani i tassi usati a gennaio 2024 e gennaio 2023 che generarono aumenti notevoli di pensione. Dovrebbe essere prossimo all’1% l’incremento dei trattamenti il prossimo gennaio. Nel frattempo però il governo ha deciso di cambiare il metodo di perequazione. Rendendolo meno penalizzante rispetto a quello del 2024. Ma il cambio non per tutti sarà una cosa positiva.
Aumento pensioni di gennaio, ma anche tagli in arrivo, le ultime news
Il governo presto emanerà il classico decreto che poi servirà all’INPS per aumentare le pensioni da gennaio basandosi sul tasso di inflazione previsionale che entro la fine di novembre l’ISTAT dovrebbe certificare in misura prossima all’1% come detto in premessa. Il meccanismo di adeguamento dei trattamenti all’inflazione viene corretto. Addio al metodo usato nel 2024, che prevede penalizzazioni per i pensionati a partire da un trattamento superiore a 4 volte il minimo. A dire il vero il meccanismo di perequazione adottato nel 2024, è finito davanti alla Corte Costituzionale. Proprio perché i tagli imposti sono tacciati di incostituzionalità e adesso la Consulta deve produrre le sue decisioni.
Il meccanismo contestato era:
- 100% di rivalutazione pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo;
- 85% di rivalutazione pensioni sopra 4 e fino a 5 volte il minimo;
- 54% di rivalutazione pensioni sopra 5 e fino a 6 volte il minimo;
- 47% di rivalutazione pensioni sopra 6 e fino a 8 volte il minimo;
- 37% di rivalutazione pensioni sopra 8 e fino a 10 volte il minimo;
- 22% per le pensioni più alte.
Quello nuovo invece sarà:
- 100% di rivalutazione pensioni fino a 3 volte il trattamento minimo;
- 90% di rivalutazione pensioni fino a 5 volte il trattamento minimo;
- 75% di rivalutazione pensioni oltre tre volte il trattamento minimo.
Taglio pensioni da rivalutazione, ecco chi ci rimette soldi con il vecchio metodo
Se consideriamo pari all’1% il tasso di inflazione che verrà usato, e ipotizziamo ancora il vecchio meccanismo, una pensione da 1.000 euro salirà di 10 euro, una da 2.000 di 20 euro. Su questo pochi dubbi visto che le pensioni fino a circa 2.400 euro al mese con il vecchio sistema vengono rivalutate al 100% rispetto al tasso di inflazione. Per una pensione che rientra nel secondo gruppo invece l’aumento è dello 0,85%. Significa che per esempio una pensione da 2.500 euro aumenta di 21,25 euro, mentre una da 2.400 euro di 24 euro. Tagli ingenti invece per chi ha pensioni più alte. Perché fino a 6 volte il minimo l’aumento è dello 0,54%, fino ad otto volte è dello 0,47%, fino a 10 volte è dello 0,37% ed infine è dello 0,22% per le pensioni ancora più alte. In questo modo una pensione da 6.000 euro al mese sale solo di 13 euro al mese.
Va meglio con il metodo nuovo che il governo dovrebbe adottare nel 2025
Alla luce del fatto che il governo pare intenzionato a variare perequazione, ecco che secondo il nuovo meccanismo, una pensione fino a 1.800 euro sale di 18 euro in misura piena al tasso di inflazione. Per chi invece ha una pensione superiore, già da 2.000 euro, anziché prendere i 20 euro come con il vecchio metodo, prenderà 19,80 euro. Ma è un piccolo taglio che inciderà solo sulle pensioni fino a 2.400 euro e sulla parte di pensione superiore a 3 volte il minimo (circa 1.800 euro) e fino a 4 volte lo stesso trattamento. Per gli altri infatti aumenta la perequazione. Per esempio, su una pensione da 6.000 euro al mese che come detto prima aumenterebbe in base al metodo 2024 di soli 13 euro, nel 2025 salirebbe di oltre 50 euro. Infatti in base al nuovo metodo che è pure a scaglioni progressivi, i primi 1.800 euro sarebbero rivalutati al 100%, da 1.801 a 3.000 euro sarebbero rivalutati al 90% e sulla parte da 3.001 a 6.000 euro il 75%.