Nel 2025, le pensioni non beneficeranno di un recupero completo dall’inflazione, come il Governo aveva inizialmente promesso. In realtà, verrà ripristinato il meccanismo di rivalutazione che era in vigore prima e che era stato sospeso negli ultimi anni per fare risparmi. Questo meccanismo, previsto dalla legge n. 388 del 2000, è più favorevole ai pensionati rispetto alle misure adottate negli ultimi anni.
Di quanto aumentano le pensioni a gennaio 2025
Un recente decreto del Governo, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 15 novembre, prevede un aumento delle pensioni pari solo allo 0,8%. Questo valore è inferiore a quello che era stato inizialmente previsto, che era circa dell’1%. Con questa cifra, il recupero dall’inflazione sarà molto limitato rispetto agli aumenti significativi degli ultimi due anni (8,1% nel 2022 e 5,4% nel 2023).
Nella legge di Bilancio attuale, si stabilisce che le pensioni fino a 4 volte il minimo saranno rivalutate al 100% dell’inflazione. Per le pensioni tra 4 e 5 volte il minimo, l’aumento sarà al 90% dell’inflazione, mentre per le pensioni superiori, l’incremento sarà del 75%. Quindi, rispetto agli ultimi anni, i pensionati con pensioni più alte vedranno un miglioramento. Inoltre, viene ripristinato un sistema progressivo di calcolo: più alta è la pensione, più bassa sarà la percentuale di recupero su una parte dell’importo.
Aumento pensioni, si pronuncia la Corte Costituzionale
Negli ultimi 30 anni, però, lo Stato ha fatto enormi tagli alla spesa per le pensioni, risparmiando circa 100 miliardi di euro, di cui 16 miliardi solo negli ultimi due anni. I pensionati sono stati chiamati a fare sacrifici per contribuire al risanamento dei conti pubblici, ma spesso questi sacrifici non sono stati restituiti.
Nel 2025, la Corte Costituzionale esaminerà un ricorso contro il taglio delle pensioni, presentato dalla Corte dei Conti di Toscana e Campania. I ricorsi sono stati promossi da alcuni ex presidi scolastici in pensione che si sono visti ridurre il valore della loro pensione a causa dei tagli. Ora, a sostegno di questi ricorsi, si sono uniti anche dirigenti d’azienda e magistrati. La Corte dovrà decidere se il taglio è costituzionalmente valido o se viola i diritti dei pensionati, come previsto dagli articoli 36 e 38 della Costituzione, che tutelano il diritto a una pensione adeguata.
Il Governo si troverà a dover bilanciare le esigenze di bilancio con i diritti dei pensionati, in un contesto in cui non ci sono crisi economiche urgenti, come accaduto in passato. La Corte dei Conti sostiene che il taglio sia ingiusto e che non rispetti i principi di “ragionevolezza” e “temporaneità”, dato che i tagli sono ormai in vigore da oltre 20 anni e non sono più giustificabili come misure emergenziali.
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