Aumento pensioni, in arrivo i mesi d’oro dei pensionati, ecco le vere cifre e i beneficiari Aumento pensioni, in arrivo i mesi d’oro dei pensionati, ecco le vere cifre e i beneficiari

Aumento pensioni, in arrivo i mesi d’oro dei pensionati, ecco le vere cifre e i beneficiari

Ecco cosa prenderanno di aumento pensioni i pensionati italiani con i ratei in pagamento a novembre, dicembre e gennaio.

In arrivo i mesi migliori dal punto di vista pensionistico per i titolari di trattamenti previdenziali. Perché come sempre sul finire del vecchio anno e con l’ingresso dell’anno nuovo sulle pensioni arrivano soldi in più. Ma di cosa si tratta?

Dopo la bufala degli aumenti di pensione di ottobre, che non sono arrivati perché non esistevano, ecco che per i prossimi mesi qualcosa di buono arriverà senza dubbio per molti pensionati. Non fosse altro che a dicembre per esempio i pensionati sono soliti ricevere la tredicesima. Ma cifre in più di pensione arriveranno anche a novembre e soprattutto a dicembre e gennaio. Ecco mese per mese cosa aspettarsi da adesso in avanti.

A novembre più soldi con la pensione, ma non parlate di aumenti

Vietato parlare di aumenti per le pensioni di novembre. Non bisogna commettere l’errore di ottobre, quando molti pensionati attendevano cifre in più di trattamento poi mai arrivate come da noi detto in tempi non sospetti. Vietato generare false aspettative nei pensionati e quindi ecco la verità. A novembre se qualcuno prenderà soldi in più dipende dalla dichiarazione dei redditi.

I pensionati a partire dal mese di agosto con il cedolino di pensione hanno chiuso la partita con il Fisco per l’anno di imposta 2023. Le operazioni di conguaglio partire da agosto terminano a novembre. E quindi questo è l’ultimo mese in cui chi doveva ricevere dei rimborsi fiscali li riceverà insieme al rateo di pensione. Si tratta dei pensionati che hanno ritardato nell’invio del modello 730 e pertanto più soldi solo a chi, essendo a credito di imposta dal modello 730, non ha ricevuto conguagli nei mesi precedenti.

Feste natalizie in arrivo, dall’INPS più soldi

Diverso il caso di dicembre, quando in genere il pensionato riceve la tredicesima. E questa è già una buona notizia che si ripete ogni anno con i titolari dei trattamenti che prendono circa il doppio di pensione solo per via della cosiddetta gratifica natalizia.

Ad esclusione dei titolari di Ape sociale, tutti gli altri pensionati ricevono la tredicesima. E a dicembre ci sarà anche chi riceverà la quattordicesima. Perché si tratta della mensilità aggiuntiva che riguarda titolari di pensioni fino a 2 volte il trattamento minimo e con almeno 64 anni di età. In genere la quattordicesima si percepisce con il rateo di luglio.

Ma chi compie 64 anni di età dopo il 30 giugno, avrà tanti dodicesimi di quattordicesima quanti sono i mesi con 64 anni compiuti, ma solo a dicembre. L’importo della quattordicesima non è il doppio della pensione ma ha cifre prefissate e variabili in funzione dei contributi versati dal pensionato secondo tre fasce e in base all’ammontare della pensione, se fino a 1,5 volte il trattamento minimo o se fino a 2 volte.

Importi variabili tra 336 euro e 655 euro. A dicembre naturalmente in base ai mesi successivi al 64imo compleanno, si divide l’importo spettante per fascia e si moltiplica per i mesi successivi ai 64 anni.

Bonus pensioni e conguagli a dicembre


Sempre a dicembre dovrebbe toccare a qualche pensionato il bonus Natale che eroga un importo una tantum da 154 euro circa. Una novità che si ripete da anni per titolari di pensioni al di sotto del trattamento minimo INPS.

Infine a dicembre ci potrebbe essere il conguaglio per la perequazione 2024, cioè la differenza tra l’inflazione previsionale usata per gli aumenti di gennaio 2024 (5,4%) e l’inflazione definitiva (5,7%). Significa che potrebbero arrivare arretrati da gennaio a dicembre per un 0,30% di pensione in più al mese e sempre in base alle percentuali e agli scaglioni usati nel 2024 per la perequazione.

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Un fine anno ricco per i pensionati quindi. Per poi iniziare l’anno nuovo con la perequazione classica, quella che dovrebbe portare le pensioni a crescere in base al tasso di inflazione di previsione. Che dovrebbe essere dell’1,6% (ma si attende ancora il decreto con l’ufficialità). Il meccanismo della rivalutazione delle pensioni potrebbe però nascondere una positiva novità.

Dopo la questione di incostituzionalità sollevata da un ricorso di un pensionato e finita alla Consulta, difficilmente il governo a gennaio aumenterà le pensioni come con il metodo 2024. Un metodo che ricordiamo, penalizza i titolari di pensioni sopra 4 volte il trattamento minimo. Perché fino a quella soglia le pensioni sono rivalutate tutte al 100% rispetto al tasso di inflazione (quindi all’1,6%). Invece le pensioni più alte scendono all’85%, al 54%, al 47%, al 36% e al 22% man mano che salgono sopra 4 volte il minimo e fino ad oltre 10 volte.

Il ritorno alla perequazione vecchia maniera, magari su tre fasce è probabile. In quel caso i pensionati fino a 4 volte il trattamento minimo prenderanno il 100% di rivalutazione, quelli fino a 5 volte il minimo il 90% e le altre pensioni più alte il 75%. A meno che non si voglia dare vita ad un ritorno all’indicizzazione piana per tutti visto che il tasso di inflazione è basso.