Con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale numero 278 del 27 novembre 2024 del decreto che fissa la percentuale di rivalutazione delle pensioni a gennaio 2025 è ormai in vigore.
Il governo ha emanato il decreto e quindi il Ministero del Lavoro in solido con il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha fissato la percentuale di rivalutazione delle pensioni che l’INPS dovrà adottare nel 2025 per aumentare gli importi delle prestazioni. Il fatto è che rispetto alle previsioni anche le più negative, la percentuale che verrà utilizzata per aumentare le pensioni nel 2025 sarà ancora più bassa. Ed oltretutto, a gennaio, non ci sarà alcun conguaglio sulla rivalutazione 2024 perché il tasso di 5,4% utilizzato a gennaio 2024 non ha subito variazioni in aumento e quindi nessun arretrato arriverà sulle pensioni di gennaio nel 2025.
Aumento pensioni minime 2025, solo 1,90 euro al mese in più
Ufficiale il decreto interministeriale con cui viene fissata la percentuale di rivalutazione dei trattamenti INPS nel 2025. Il tasso è fissato allo 0,8%. Nettamente inferiore rispetto alle percentuali di cui si parlava inizialmente che arrivavano anche all’1,6%, Ed inferiore anche a quello che sembrava dovesse essere inserito che era dell’1%. I pensionati della CGIL settimane fa scesero in piazza lamentando l’aumento delle minime a 3 euro. Adesso va ancora peggio. E immaginiamo polemiche ancora più feroci.
Una pensione da 1.000 euro al mese infatti arriverà nel 2025 a 1.008 euro. Per le minime che nel 2024 sono pari a 598,61 euro al mese, l’aumento le porta a 603,40 euro. Solo che il governo in manovra ha promesso un incremento del 2,2% in misura straordinaria sulle pensioni integrate al trattamento minimo. Lo stesso intervento fatto nel 2024 con il 2,7% però che portà le minime da 598,61 euro al mese a 614,77 euro al mese. Adesso invece all’incremento dello 0,8% si aggiunge solo il 2,2% e le pensioni integrate al trattamento minimo saliranno a 616,67 euro. Ecco spiegato perché ci saranno, per l’aumento pensioni minime 2025, solo 1,90 euro al mese in più.
Solo 1,90 euro, questa la rivalutazione 2025 per le minime, altro che i 3 euro
Ma dal decreto sulla perequazione come detto, il 2025 riserverà anche un’altra grave carenza. Il tasso di inflazione previsionale di fine 2023 con cui l’INPS aumenta le pensioni a gennaio fu del 5,4%. Nelle ultime settimane si parlava di uno 0,3% di differenza tra il tasso previsionale applicato, cioè il già citato 5,4% e quello definitivo che pareva indirizzato verso il 5,7%. Questo avrebbe generato conguagli a favore dei pensionati, da erogare come prassi insieme agli aumenti con il primo rateo dell’anno successivo. invece nulla di tutto questo. L’aumento del 5,4% da tasso previsionale diventa anche tasso definitivo. E quindi a gennaio nessun conguaglio a favore dei pensionati. Salta tutto ciò di cui si parlava fino a due giorni fa di fatto. Quando in vista delle pensioni di dicembre c’era chi auspicava un conguaglio anticipato rispetto al solito. Un conguaglio che non solo non viene anticipato, ma non ci sarà per niente.