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Aumento pensioni: soldi in più già a dicembre e novità per pensioni minime e assegni più alti

L’aumento delle pensioni 2025 con il solito meccanismo della perequazione potrebbe arrivare con discreto anticipo. Infatti il consueto incremento dei trattamenti che in genere fa capolino nei ratei di gennaio di ogni anno, potrebbe anticipare di un mese. Alla cassa quindi già a dicembre. Ma non è l’unica buona novella per i pensionati.

Perché c’è anche una questione aperta che riguarda la presunta incostituzionalità del meccanismo della perequazione delle pensioni. Un ricorso finito adesso davanti ai giudici della Consulta, rischia di sparigliare le carte. Magari mettendo in discussione l’ipotesi più attendibile di questi giorni, ovvero di proseguire con una perequazione a scaglioni che di fatto penalizza i titolari di trattamenti superiori a 4 volte il minimo INPS.

Aumento pensioni: soldi in più già a dicembre e novità per pensioni minime e assegni più alti

Partiamo dalla perequazione 2025, cioè dall’adeguamento delle pensioni al tasso di inflazione. In base all’interpretazione che si può dare ad alcune dichiarazioni provenienti dal governo e da alcune indiscrezioni da fonti vicine al dossier pensioni della legge di Bilancio, si può dire una cosa.

Il meccanismo della rivalutazione delle pensioni dovrebbe essere lo stesso. Infatti l’aumento delle pensioni dovrebbe essere pieno per i trattamenti fino a 4 volte il trattamento minimo INPS. Mentre per le pensioni più alte si parla di riduzione percentuale di questi incrementi.

Più salgono le pensioni meno aumentano in percentuale, partendo dal tasso di inflazione. Che dovrebbe essere pari all’1.6%. Significa che una pensione più alta di circa 2.270 euro dovrebbe salire in misura pari all’1.36%, perché sarà un aumento all’85% del tasso di inflazione. Per le pensioni più alte di 5 volte il trattamento minimo si scende dall’85% al 53% e poi ancora al 47%, 37% e 22% man mano che salgono i trattamenti. Significa che alle pensioni più alte di 4 volte il trattamento minimo l’adeguamento all’inflazione non sarebbe pieno.

Ecco i plausibili scenari sull’aumento delle pensioni

Usiamo il condizionale per due motivi. Il primo è che si parla di una ipotesi non ancora confermata dai legislatori. Così come non è ancora confermato il fatto che le pensioni minime come nel 2024 godrebbero di un incremento pari al 120% in maniera eccezionale.

Ma anche perché giorni fa uscì una notizia che dovrebbe allarmare il governo. Ovvero la presunta incostituzionalità di questo meccanismo che le ipotesi danno confermato anche per il 2025 come dicevamo prima. Un ricorso di un pensionato proveniente dal comparto scuola infatti fa emergere una situazione particolare. Il blocco alla rivalutazione piena delle pensioni sopra 4 volte il trattamento minimo, potrebbe stridere con alcuni principi costituzionali.

I principi costituzionali e perché la perequazione di oggi rischia di essere non in regola

Chi si è meritato una pensione più alta alla luce del principio sancito dalla Costituzione che la retribuzione deve essere commisurata alla qualità ed alla quantità del lavoro, non può essere penalizzato sull’altare del bisogno di fare cassa da parte dello Stato. Quindi, non è azzardato sostenere che se la Consulta darà ragione al ricorrente, considerando incostituzionale il meccanismo di perequazione che il governo attuale vorrebbe utilizzare anche nel 2025, altri ricorsi, stavolta per incassare il mancato aumento pieno di questi ultimi anni per determinati pensionati, causerebbe un vero salasso per le già derelitte casse dello Stato.

Conguagli 2024, aumenti 2025 e date di accredito, ecco le ipotesi

Proprio per questioni di bilancio ecco che sulla perequazione delle pensioni potrebbe però arrivare una notizia inaspettata. Perché gli aumenti delle pensioni che in genere arrivano a gennaio, potrebbero partire a dicembre. In pratica, con lo stesso rateo della tredicesima, del bonus pensioni ed eventualmente della quattordicesima per chi non l’ha presa a dicembre, ecco subito gli aumenti. In questo caso non parliamo della perequazione 2025 ma del conguaglio del 2024.

Perché come sempre l’INPS a gennaio di ogni anno applica il tasso di perequazione previsionale mentre a fine anno in genere il dato definito sull’inflazione produce un differenziale favorevole ai pensionati. In pratica, se gli aumenti sono stati del 5,4% come tasso di previsione 2024, mentre il definitivo è del 7%, ecco che ai pensionati spettano i conguagli anche dei mesi arretrati. Conguagli che di solito arrivano insieme alla nuova indicizzazione ogni gennaio. ma già lo scorso anno questi conguagli furono anticipati a dicembre.
Il motivo come detto va collegato a questioni di bilancio. Perché anticipare a dicembre 2024 il conguaglio dell’inflazione che in genere viene erogato a gennaio insieme agli incrementi classici della perequazione, permetterebbe al governo di mettere a bilancio questo esborso nell’anno 2024. Evitando di inserirli nel 2025, alla luce del fatto che le regole europee nel 2025 sono più rigide.