La data di entrata in vigore del decreto Sicurezza di Matteo Salvini è il 5 ottobre 2018. Da quel giorno notevoli novità sono state introdotte in materia di targhe estere su veicoli circolanti in Italia. Arrivò la stretta in materia, perché il fenomeno delle auto straniere in Italia era diventato insostenibile.
Ma come sempre, ci sono regole che nascono con cavilli che permettono legalmente di aggirare le restrizioni che le stesse regole impongono. Anche il decreto Salvini e la stretta sulle targhe straniere non fa eccezione.
Targhe straniere in Italia ancora largamente diffuse
È vero, dal 5 dicembre 2018 le limitazioni alla circolazione delle auto targate estere sono tante e rigide. Per evitare le pesanti tasse in materia di immatricolazione, oppure per non essere soggetti al bollo auto, o ancora, per pagare meno di assicurazione. Sono questi i motivi per i quali la diffusione delle auto immatricolate all’estero era enorme. A queste cose vanno aggiunte le problematiche che le autorità competenti in materia multe e sanzioni per infrazioni al Codice della Strada, trovavano per sanzionare i trasgressori.
Difficoltà che oggi sono inferiori rispetto al passato per via delle banche dati e degli incroci che oggi non hanno confini. In pratica l’auto a targa straniera per anni è stata una specie di fantasma per la legge. In pratica riuscivano ad uscire praticamente indenni dalle infrazioni che commettevano. Altro motivo questo scatenante per la larga diffusione delle targhe estere che hanno costretto il governo Conte uno a imporre la stretta.
Nonostante le nuove regole però le auto con targa estera sono ancora largamente diffuse.
Cosa accade se si viene colti a trasgredire le regole sulla circolazione
Oggi vige il divieto di circolazione con un veicolo immatricolato all’estero, ma solo se il proprietario dell’auto vive ed è residente ufficialmente in Italia da per chi abbia stabilito la propria residenza in Italia da oltre 60 giorni.
Chi si trova in queste condizioni, non può circolare in Italia. Deve provvedere a consegnare le targhe all’ufficio delle Motorizzazione Civile competente territorialmente insieme al libretto di circolazione. Sarà il Dipartimento dei Trasporti Terrestri a provvedere a spedire al Paese dove è stata immatricolata l’auto questi documenti.
Una volta espletata questa procedura, le vie sono due. O si immatricola di nuovo il veicolo, in Italia, con le regole italiane e con la tassazione nostrana (bollo auto, imposte, assicurazione) o si chiede il rilascio di targa provvisoria o foglio di via per esportare l’auto e rimandarla nello Stato estero di prima immatricolazione.
Questo naturalmente ser si viene trovati in queste condizioni, cioè a circolare con l’auto immatricolata estera nonostante una residenza italiana superiore ai 60 giorni. Naturalmente poi ci sono le sanzioni da pagare, che vanno da 711,00 a 2.842,00 euro.
Come circolare con auto assoggettata alle limitazioni sulle targhe straniere
Le eccezioni e le deroghe a questi limiti esistono e sono molteplici. Una auto con targa straniera può circolare nonostante il proprietario sia residente in Italia da oltre 60 giorni se l’auto è utilizzata per il tramite di un contratto di leasing, o con un contratti di locazione senza conducente. In questo caso non è necessario che la società di leasing sia italiana dal momento che può essere valido anche un contratto con società appartenenti ad uno Stato della UE.
Inoltre libera circolazione anche per le auto che appartengono ad una società estera che la fa utilizzare ad uno straniero residente in Italia da più di 60 giorni, per questioni inerenti a lavori da svolgere in territorio italiano.
Altre deroghe riguardano i residenti a Campione d’Italia, i lavoratori frontalieri e i lavoratori che svolgono attività per conto di società con sede in Paesi confinanti con l’Italia. In tutti questi casi oltre ai documenti relativi all’auto, quindi libretto di circolazione e certificati vari, serve anche il documento relativo al contratto di leasing, di locazione senza conducente, comodato e così via. E devono essere documenti autenticati, perché è necessaria la cosiddetta “data certa”.