Sono tantissime le badanti, soprattutto straniere e dell’Est Europa che ci segnalano di avere contratti di lavoro basati su orari non in linea con quelli che effettivamente svolgono. Assunte per poche ore al giorno ma in servizio per tuttala giornata ed a volte pure di notte. Una prassi che si ripete sempre in un settore dove il lavoro nero e quello grigio sono largamente diffusi.
E non è raro che si arrivi a contenziosi davanti alle camere sindacali o addirittura a cause davanti i giudici del lavoro, soprattutto al termine del rapporto di lavoro, con la badante che cita in giudizio il datore di lavoro. Che poi è colui che per risparmiare suoi contributi previdenziali e sul costo del lavoro, usa “ingaggiare” una badante solo per poche ore al giorno, ma sfruttandola per tutta la giornata.
Oggi parliamo di una vicenda in Veneto, riportata dal giornale “Il Gazzettino”, con una badante che ha richiesto un maxi risarcimento al datore di lavoro che l’aveva assunta per mezza giornata ma che la faceva lavorare per l’intero arco della giornata.
Badante chiede 150.000 euro al datore di lavoro
Siamo a Motta di Livenza, in Provincia di Treviso. Un rapporto di lavoro tra badante e famiglia con anziana bisognosa di assistenza, finisce davanti al giudice. La badante era assunta per mezza giornata ma lavorava a tempo pieno. E dopo la morte dell’anziana oggetto del rapporto di lavoro, la badante cita in giudizio la famiglia, chiedendo la bellezza di 150.000 euro di risarcimento.
La motivazione? “L’orario di lavoro svolto era molto più di quello previsto dal contratto”. La badante, una rumena di 50 anni, aveva portato in tribunale il figlio dell’anziana, con 4 anni di distanza dalla interruzione del rapporto di lavoro sopraggiunta per decesso dell’anziana.
Niente da fare, la badante perde la causa e deve risarcire pure il datore di lavoro
Nonostante fosse assunta dall’anziana, la badante ha citato in giudizio il figlio di quest’ultima perché era quello che si occupava del rapporto di lavoro, dal pagamento dello stipendio alla burocrazia. Naturalmente prima di arrivare davanti al Giudice del lavoro, la badante, come comunemente accade, ha chiesto un accordo.
La richiesta di risarcimento della badante era pari a 150.000 euro. Il Giudice però, prima ha chiesto di trovare un accordo senza arrivare alla sentenza, ma dopo 7 giorni di trattative, con il figlio dell’anziana che non essendo il datore di lavoro, non ha voluto trovare alcuna intesa, è stata necessaria la pronuncia.
E la sentenza è stata di condanna per la badante, cioè richiesta di risarcimento respinta e obbligo di pagare anche le spese processuali dell’accusato, cioè circa 10.000 euro.