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Badante e pensione: chi rischia di restare senza per colpa dell’assunzione

Come possono lasciare il lavoro le badanti o le colf? con l’Ape ok, ma ci possono essere problematiche

Gravoso è anche il lavoro della badante. Un lavoro pesante, logorante e stressante. E lo è anche quello delle colf naturalmente, anche se con le dovute differenze. Trattare ogni giorno per ogni ora lavorativa, con un soggetto non propriamente autosufficiente, anziano o invalido che sia, non è certo semplice.

Lo dimostra il fatto che statisticamente la stragrande maggioranza dei disturbi fisici che queste lavoratrici scoprono di avere dopo la fine della loro carriera o anche durante, sono psicologici. Patologie anche gravi, soprattutto al ritorno nel loro Paese natio, dal momento che il più delle volte la badante è straniera.

Proprio per questo, in materia previdenziale la badante può rientrare nelle attività gravose che danno diritto ad uscire anticipatamente dal lavoro. Una delle misure che il governo pare intenzionato a confermare anche per il 2022 è l’Ape Sociale, misura che permette di uscire a 63 anni di età, ma con una dote pari a 36 anni di contributi versati.

Ape sociale a 63 anni per le badanti? Si, ma attenzione all’assunzione

La pensione di vecchiaia si centra a 67 anni di età con 20 anni di contributi versati. Questa, insieme alla pensione anticipata sono le due misure pilastro del sistema. La pensione anticipata si centra con 42 anni e 10 mesi di contributi se il richiedente è uomo, mentre con 41 anni e 10 mesi per le donne. Misura che difficilmente è centrabile da una badante piuttosto che da una colf perché, pur se distaccata da limiti anagrafici, prevede un elevatissimo numero di anni di contribuzione versata.

Resta il fatto che in entrambi i casi, cioè sia per la pensione di vecchiaia che per quella anticipata, le due misure sono quelle che prevedono meno problemi burocratici e di requisiti. Per esempio, con la pensione di vecchiaia,  una volta raggiunta l’età anagrafica e quella contributiva, la pensione non la toglie nessuno.

Diverso il caso della pensione con l’Ape sociale per esempio. Oltre che arrivare a 36 anni di contributi, non certo la cosa più facile per una badante, occorre che l’attività gravosa emerga dalla busta paga e che sia duratura nel tempo.

Ecco perché occorre prestare attenzione alla propria assunzione. Che deve essere da badante e non da colf, perché l’Ape sociale tra le 15 attività gravose oggi previste (ma in via di ampliamento), ha dentro i lavoratori che prestano assistenza a soggetti non autosufficienti.

Cosa occorre controllare quando si è assunti

Si corre il rischio che nonostante si sia raggiunta l’età minima prevista che è quella dei 63 anni, e nonostante si sia completata anche la carriera di 36 anni di contribuzione, una badante può essere esclusa dall’anticipo anche se questa misura viene riconfermata.

Infatti la prima cosa è dimostrare che l’attività logorante, in questo caso quella di badante, deve essere stata svolta per 6 degli ultimi 7 anni di carriera o per 7 degli ultimi 10. Non è raro nel settore essere assunte ad un livello errato rispetto alle reali mansioni svolte.

Magari inserita come dama di compagnia con assistenza a persone autosufficienti. In questo caso viene meno lo status di gravoso della propria attività lavorativa. O magari, un periodo di assunzione errato nei 7 anni precedenti la data di presentazione della domanda, può escludere dal beneficio una badante.