Avere una badante che si prende cura di un familiare anziano o non autosufficiente a volte può rivelarsi essenziale nella gestione delle dinamiche familiari ma è bene sapere che se non si mette in regola e non vengono pagati i contributi si può sfociare nello sfruttamento.
Badante in nero, attenzione alle cause
La badante non messa in regola, infatti, può fare causa al datore di lavoro per chiedere non solo il risarcimento delle somme minori percepite, in base al CCNL, ma anche per chiedere eventuale disoccupazione e contributi non versati.
Quando una badante fa causa il giudice, poi, si esprime sempre in modo favorevole alle sue richieste poichè assumere personale in nero oltre ad essere irregolare è punito anche con delle sanzioni.
La badante che fa causa al datore di lavoro, infatti, una delle prime cose che ottiene è il versamento dei contributi non pagati per tutto il periodo in cui ha svolto la propria attività. Da tenere conto che al datore di lavoro non saranno richieste solo le somme corrispondenti ma saranno elevate anche sanzioni:
- Per l’omessa assunzione la misulta elevata va dai 200 ai 500 euro
- Per la mancata iscrizione all’INPS la multa varia dai 1500 ai 12mila euro
- Per l’evasione c’è una sanzione minima di 3mila euro
Soldi alla badante
Come abbiamo detto alla badante spetta di vedersi versare i contributi per il periodo lavorato in nero ma gli dovranno essere riconosciute anche tutte quelle somme che non sono state retribuite nel periodo di lavoro sommerso: tredicesima, TFR, quattordicesima e ferie.
Il dipendente che è stato fatto lavorare in nero, infatto, anche in caso di interruzione del lavoro, se fa causa ottiene il riconoscimento anche della liquidazione maturata nel periodo di lavoro svolto.
Se lo stipendio erogato, poi, è inferiore a quanto previsto dal contratto nazionale, alla badante dovrà essere integrata anche la differenza di retribuzione prevista dal CCNL.