Il datore di lavoro del settore domestico spesso è lo stesso anziano a cui la badante presta assistenza. Altrettanto spesso è la famiglia dell’anziano, magari un figlio, ad essere intestatario del contratto di lavoro della badante, con la qualifica di datore di lavoro.
Nove volte su dieci comunque, il pagamento dello stipendio lo effettuano i familiari dell’anziano, che non hanno nemmeno idea di quante ore effettivamente la badante ha lavorato nel mese oggetto del salario.
Tutto si basa sul contratto di lavoro sottoscritto dalle parti e per sommi capi, su ciò che prevede il Ccnl di riferimento. Ma si tratta di una tipologia di lavoro del tutto particolare, perché non è una fabbrica dove la produzione può essere calmierata ad una determinata fascia oraria o che si interrompe nel momento in cui si spegne un macchinario. I bisogni di un anziano, soprattutto non autosufficiente, sono imprevedibili.
Per questo l’assunzione di una badante per 54 ore a settimana e convivente, spesso produce orari di lavoro e durata superiore a quanto riportato sul contratto. Ma le regole sono regole, e la badante non deve certo lavorare 24 ore su 24. Esistono dei massimi oltre cui oggettivamente non si può andare. E si parla di riposo consecutivo di 11 ore e di durata massima di 10 ore per la giornata lavorativa. Ma cosa c’è di vero in tutto ciò e cosa dice la normativa effettivamente?
Badante assunta a 54 ore di lavoro a settimana
I qualsiasi altra attività lavorativa, il dipendente una volta terminato il turno, smette di lavorare. Certo, ci sono eventi eccezionali e fasi di produzione altrettanto eccezionali che possono portare a lavorare oltre l’orario pattuito. E si parla di straordinario, cioè di lavoro extra naturalmente retribuito e pure con un surplus di stipendio.
Eventi eccezionali che, in base alle regole generali del mondo del lavoro subordinato, non possono andare oltre determinati limiti, non devono diventare prassi.
Per la badante l’eccezionalità diventa quasi regola, nel senso che un anziano non autosufficiente potrebbe avere bisogno dei servizi della badante anche nelle ore in cui questa dovrebbe riposare o anche per più delle ore messe nel contratto. Si tratta di situazioni che per alcune lavoratrici si ripetono costantemente andando a finire fuori dalle 54 ore di lavoro a settimana per le quali sono state assunte.
Limiti al lavoro della badante, non si deve lavorare oltre determinati orari giornalieri
Ne va anche della salute del lavoratore, per questo in ogni contratto collettivo esistono il diritto al riposo del lavoratore e il contenimento dell’orario di lavoro massimo a cui un lavoratore può essere assoggettato.
Nessuno può costringere la badante a lavorare h24 e 7 giorni su 7 a settimana. Vanno concesse alla badante 36 ore di riposo di cui 24 la domenica e 12 in un altro giorno pattuito con il datore di lavoro.
E vanno concessi i riposi giornalieri, sia quello di metà giornata (solo in determinati casi però), che quello di 11 ore consecutive notturno. I riposi sono un diritto e per esempio, saltare quello da 24 ore della domenica, per esigenze dell’anziano, oltre ad essere pagato di più perché festivo, da diritto a sfruttare il riposo di 24 ore il giorno dopo la domenica passata al lavoro.
Il lavoro della badante in linea di massima non può superare le 10 ore giornaliere, perché poi si entra nel campo del lavoro straordinario. La giornata in genere è di 8 ore comunque. E le due ore di riposo giornaliere intermedie vanno concesse se l’orario di lavoro della badante non è continuativo dalle ore 6:00 alle ore 14:00 o dalle 14:00 alle 22:00. In questi casi, escludendo le pause per i pasti, le due ore di riposo pomeridiane non sono necessarie.