La tredicesima mensilità, o gratifica natalizia è una mensilità di stipendio aggiuntiva che tocca a qualsiasi lavoratore subordinato. Qualsiasi, perché non cambia nulla se il lavoratore è con contratto a tempo determinato, indeterminato, part time, full time e perfino senza contratto.
Naturalmente la tredicesima si matura in base alle mensilità di lavoro effettuate. Infatti se si lavora tutto l’anno si ha diritto ad una intera mensilità in più di stipendio, più o meno. Se invece i mesi di lavoro in un anno sono di meno, la tredicesima è pari ad 1/12 di stipendio moltiplicato i mesi lavorati.
Questo vale anche nel settore domestico, per colf, badanti e baby sitter per esempio. E la tredicesima è dovuta in quote, da qualsiasi datore di lavoro con cui si è prestato servizio nell’anno.
Ma sono molte le badanti che dichiarano di non aver ricevuto la tredicesima, come una nostra lettrice che ci chiede:
“Ho ricevuto il pagamento dello stipendio di dicembre, ma senza la tredicesima. Il mio datore di lavoro mi ha detto che non mi spetta una mensilità in più perché mi ha assunta dal primo giugno 2021. Io però lavoravo con lui dal primo gennaio. Ha ragione lui o mi spetta qualcosa?”
Come recuperare la tredicesima spettante
La tredicesima per la badante è pari ad mensilità aggiuntiva pagata dal datore di lavoro di norma con lo stipendio di dicembre. Ogni mese di lavoro si mette da parte 1/12 di tredicesima. Se per esempio una lavoratrice prende di stipendio 800 euro al mese, mette da parte qualcosa come 66,66 euro al mese di tredicesima.
E questo per ogni mese lavorato effettivamente. La formula è semplice. Hai lavorato 10 mesi, ti spettano 666,66 euro di tredicesima. Questo naturalmente per i mesi di effettiva assunzione. Ciò non toglie la possibilità per un lavoratore che non viene assunto e quindi viene tenuto in nero dal datore di lavoro, di percepire la tredicesima anche per i mesi di mancata assunzione come i primi cinque mesi dell’anno per la lettrice.
Se il datore di lavoro non versa la tredicesima, a cui si ha diritto sempre e non come dice il datore di lavoro della nostra lettrice, che non è spettante non avendo lavorato tutto l’anno, occorre adoperarsi.
Va inviato un sollecito al datore di lavoro, tramite posta raccomandata con ricevuta di ritorno o tramite Posta Elettronica Certificata.
Le soluzioni non mancano
Per un datore di lavoro inadempiente, nella lettera di sollecito meglio inserire anche i mesi di attività in nero prestata. Deve naturalmente essere la lavoratrice a dimostrare che prestava servizio anche senza assunzione. Una cosa che può sembrare difficile da dimostrare ma che nei fatti non lo è, soprattutto se l’anziano da assistere è un non autosufficiente. Difficile che un anziano in queste condizioni sia rimasto, come nel caso della lettrice, senza una badante per i primi 5 mesi del 2021. Deve essere la famiglia dell’anziano poi a dimostrare che se ne occupavano loro, dal momento che non avendo nessuna badante sotto contratto, qualcuno con l’anziano doveva pur rimanere.
Tutte cose che serviranno alla badante per lo step successivo, cioè nel momento in cui il datore di lavoro non risponderà al sollecito o continuerà a mantenere la sua posizione. In quel caso si può avviare l’azione sindacale, o addirittura chiamare l’Ispettorato del Lavoro. Soluzioni queste che se completate, portano alla cosiddetta conciliazione. Senza l’accordo e quindi saltata la fase della conciliazione, si può richiedere un decreto ingiuntivo ad un Giudice del Lavoro che ordina al datore di lavoro di pagare.
Nel frattempo, questo mancato versamento di un emolumento, può essere un motivo valido per consentire alla badante di rassegnare le dimissioni per giusta causa. In questo modo potrebbe anche percepire la Naspi, presentando domanda di disoccupazione all’Inps. Va ricordato che il periodo massimo di tempo concesso alla badante per richiedere la tredicesima non pagata è di tre anni.