Le badanti, nella maggior parte dei casi, non sono pagate quanto dovrebbero. Ma molte di loro lamentano anche attriti con la famiglia che le assume per quel che riguarda il cibo. In molti casi, sicuramente, esagerano, ma in altri è la famiglia a tirare i cordoni della borsa per non dover spendere troppo nel mantenimento della badante convivente.
Badante con pochi viveri
E’ un problema che esiste e che molte nostre lettrici ci hanno segnalato. Contrattualmente parlando per la badante convivente è previsto vitto e alloggio e nello specifico l’articolo 35 del contratto di lavoro prevede “vitto dovuto al lavoratore deve assicurargli un’alimentazione sana e sufficiente”.
La badante, quindi, ha diritto a non avere fame e a ricevere una alimentazione adeguata alle mansioni che svolge. Molto spesso la badante vive con l’anziano che assiste e erroneamente la famiglia è convinta che il cibo che basta ad un anziano che non ha più una vita attiva che lo affatica.
La collaboratrice domestica, invece, ha bisogno di energia tutto il giorno per assistere il nostro familiare e se all’anziano può bastare una minestrina leggera a cena, sicuramente alla persona che lo assiste serve un pasto più energetico.
Ovviamente questo non significa che la famiglia debba accondiscendere a tutte le voglie della badante, poichè bisogna considerare che mantenere lo stipendio della collaboratrice e anche il suo vitto ha un costo non indifferente. Ma questo non giustifica neanche tirare i cordoni della borsa e costringere la collaboratrice domestica a “fare la fame”.
La badante ha bisogno, come ogni altro lavoratore che svolge un mestiere che comporta un discreto dispendio di energie, di 3 pasti al giorno di buona qualità e sostanziosi.
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Come evitare controversie
Uno dei motivi di attrito tra la badante e la famiglia che la assume è dato proprio dal problema del vitto: la badnate ha bisogno di mangiare quanto le occorre per svolgere bene il suo lavoro. Le famiglie, quindi, dovrebbero chiarire fin dalla firma del contratto tutto quello che sarà compreso nel rapporto di lavoro e la dipendente dovrà sottolineare le sue abitudini alimentari.
Ovviamente, come abbiamo già scritto, non si deve soddisfare ogni voglia, ma se si assume, ad esempio, una badante che è intollerante al lattosio, al glutine o che segue un regime dietetico vegano, bisogna rispettare anche le sue esigenze al riguardo senza imporre che la collaboratrice debba mangiare quello che mangia l’anziano che l’assiste. E’ vero anche il contrario: la badante deve rispettare i gusti e le abitudini del suo assistito senza, per forza, coinvolgerlo nelle sue scelte alimentari.
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