Una recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea avrà un impatto significativo sulle condizioni di lavoro nel settore domestico, anche in Italia.
Colf, badanti, baby-sitter e tutti gli altri lavoratori domestici dovranno registrare il loro orario di lavoro giornaliero attraverso la timbratura del cartellino per monitorare la presenza e la durata delle ore effettivamente lavorate. I datori di lavoro dovranno quindi predisporre un sistema che permetta di farlo.
Badanti e colf devono timbrare il cartellino
Questa decisione, che riguarda la causa C-531/23 (Loredas in Spagna), non è solo di rilevanza locale, ma stabilisce un principio che deve essere applicato in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea. Il caso è nato quando una collaboratrice domestica a tempo pieno ha impugnato il suo licenziamento presso il tribunale del lavoro spagnolo.
Poiché il licenziamento è stato dichiarato illegittimo, la Corte di Giustizia ha ordinato ai datori di lavoro di pagarle somme per ferie non godute e straordinari. Tuttavia, il tribunale spagnolo ha accolto solo parzialmente il ricorso, in quanto la lavoratrice non è riuscita a provare né le ore di lavoro svolte né la retribuzione richiesta. Questo perché, secondo la normativa spagnola, le famiglie non sono obbligate a registrare l’orario di lavoro dei dipendenti.
La donna ha quindi fatto ricorso in appello, sollevando dubbi sulla compatibilità della normativa nazionale con la legge europea. Il tribunale spagnolo ha quindi richiesto una pronuncia alla Corte di Giustizia. Quest’ultima ha colto l’occasione per ricordare che già nel 2019 aveva stabilito, in un’altra sentenza, che la normativa spagnola era contraria alla direttiva europea 2003/88/CE, che regola l’orario di lavoro. In quella sentenza, la Corte aveva già dichiarato che i datori di lavoro devono prevedere un sistema per registrare l’orario di lavoro giornaliero dei dipendenti.
Le conseguenze della sentenza
A seguito di quella pronuncia, in Spagna è stato introdotto l’obbligo di registrare le ore di lavoro effettive. La Corte ha ribadito che le autorità degli Stati membri, compresi i tribunali, devono contribuire a garantire il rispetto delle direttive europee. Inoltre, qualsiasi interpretazione della legge nazionale che esenti i datori di lavoro dal dovere di registrare l’orario di lavoro dei collaboratori domestici non rispetta la direttiva sull’organizzazione dell’orario di lavoro.
Pertanto, se la legislazione nazionale – inclusa quella italiana – esonera dall’obbligo di registrazione dell’orario di lavoro effettivo, essa risulta incompatibile con la direttiva europea del 2003, poiché i lavoratori domestici non sono in grado di determinare in modo affidabile il numero di ore lavorate e la loro distribuzione nel tempo. Questo potrebbe compromettere la possibilità di fare valere richieste come il pagamento di arretrati di stipendio.
In base alla normativa europea, anche i datori di lavoro in Italia dovranno adattarsi alle disposizioni comunitarie, anche in assenza di una legge nazionale specifica che imponga l’obbligo di timbrare il cartellino per i collaboratori domestici. Tuttavia, la Corte ha sottolineato che è possibile prevedere deroghe specifiche per le ore di lavoro straordinario e il lavoro part-time, a condizione che siano rispettati i limiti massimi settimanali di lavoro e che non vengano svuotate di contenuto le norme europee.
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