Anche per badanti, colf e assistenti familiari in genere, la pensione è un diritto. E per queste lavoratrici e questi lavoratori, la quiescenza può arrivare a condizioni più favorevoli di quanto accade ai lavoratori degli altri settori lavorativi.
Badanti, quanto bastano solo 5 anni di contribuzione
La pensione di vecchiaia per chi non ha contributi accreditati presso l’Inps prima del 1996, può arrivare anche con solo 5 anni di contributi.
Con 5 anni però si esce a 71 anni di età e non a 67. Questo per la generalità dei lavoratori. Per i domestici, o meglio, per gli stranieri extracomunitari, se rimpatriano, il limite di età si abbassa.
Per la pensione di vecchiaia ordinaria servono 67 anni di età e 20 anni di contributi versati. Per la pensione anticipata ordinaria invece servono 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini, e senza limiti di età. Sono queste le misure generali che si applicano pure a stranieri e ai domestici.
Ma ci sono anche delle deroghe, come per esempio quella della pensione di vecchiaia per invalidi, che con l’80% di invalidità pensionabile permette l’uscita a 61 anni per gli uomini e 56 anni per le donne, in entrambi i casi con 20 anni di contributi.
La pensione per gli stranieri con 5 anni di contributi, quando si può centrare?
Come è evidente, servono carriere piuttosto lunghe, con non meno di 20 anni di contributi quasi sempre. Ecco perché come detto, per gli stranieri le condizioni sono più favorevoli perché consentono l’uscita con 5 anni di contribuzione.
Un lavoratore straniero, anche una colf o una badante, se extracomunitaria e se decide di rimpatriare, può andare in pensione di vecchiaia a 67 anni con 5 anni contributi o ancora meno. L’importante è che non abbia contributi versati prima del 1996.
In pratica, tornare a casa propria, nel Paese natio, da diritto a percepire la pensione italiana a prescindere dal numero di anni di lavoro svolti.