Le notizie di cronaca di molti quotidiani anche a tiratura nazionale mettono in luce uno spaccato del modo delle badanti e dei lavoratori domestici in genere, alquanto particolare.
Badanti che evadono il Fisco, lavoratrici che non pagano le tasse. Addirittura, danni all’erario per milioni di euro. Sono le notizie che emergono quotidianamente sulla stampa e sui siti internet che mettono in cattiva luce le lavoratrici.
Nessuno solleva però lo sfruttamento a cui la stragrande maggioranza di loro è sottoposta o la strana normativa applicata al loro lavoro, o ancora le altrettanto strane assunzioni a cui sono assoggettate.
Ma da Viterbo, come si legge sul sito “newtuscia.it”, ecco che tramite una nota, il sindacato Usb scoperchia il “Vaso di Pandora”. Ed ecco che emergono alcune sfaccettature del lavoro delle badanti che non vengono considerate, prima di tutto dalla stampa che stende un velo su questi argomenti, e poi dalle istituzioni che preferiscono controllare i redditi di queste lavoratrici e non le loro condizioni di lavoro.
Il lavoro domestico, tra tasse e regole applicate non sempre lecite
Le badanti che non dichiarano i redditi al Fisco e non pagano le tasse (Irpef ndr) saranno sicuramente molteplici. Ed i controlli che quotidianamente la Guardia di Finanza e gli altri organi competenti effettuano lo dimostrano.
Un fenomeno questo della presunta evasione fiscale delle badanti e delle colf, che ha una grande cassa di risonanza mediatica e non. Ma parliamoci chiaro. È la normativa alquanto particolare in materia, a tal punto da esporre le badanti, spesso straniere, a non sapere come fare.
Il datore di lavoro che non funge da sostituto di imposta, crea più di qualche grattacapo. Praticamente solo in questo settore il datore di lavoro non deve trattenere le tasse o effettuare i rimborsi ai lavoratori in busta paga. E così le lavoratrici devono provvedere a fare tutto da sole, a presentare le dichiarazioni dei redditi ed a pagare le elative tasse. Ma tra esenzioni, detrazioni, deduzioni e così via, svincolarsi in un mondo sconosciuto a molte è assai difficile.
Non sempre si tratta di lavoratrici che evadono il Fisco consce di quello che fanno e con la voglia di “fregare” lo Stato. A volte non sanno cosa fare o a chi appoggiarsi. Soprattutto alla luce di stipendi che spesso sono a livelli talmente bassi che parlare di dichiarazioni dei redditi con il limite all’obbligo di presentazione fissato introno agli 8.000 euro, è assai arduo.
Le condizioni del lavoro delle badanti, lo sfruttamento assai diffuso
Nessuno però controlla le reali condizioni di lavoro di una badante. Assunta per poche ore di lavoro a settimana ma di fatto in servizio 24 ore su 24. E così quando si leggono proposte di lavoro sul Web, con il “cercasi badante… stipendio 1.100 euro al mese”, molte nemmeno rispondono, convinte che siano le solite agenzie che di quello stipendio danno alla lavoratrice solo la metà o poco più.
Si, perché ci sono anche le assunzioni per il tramite di più o meno lecite cooperative o agenzie, che inquadrano le badanti a 5 ore di lavoro a settimana, ma fornendo un servizio 24 ore su 24 alle famiglie, spillano a queste ultime migliaia di euro. Che alla badante non vengono dati naturalmente, se non in una minima parte.
E su questo che si batte adesso l’Unione Sindacale di Base, precisamente quella di Viterbo di cui riportiamo la nota integrale come si legge sul sito web newtuscia.it.
Il comunicato di USB Viterbo
“Chiediamo controlli capillari sulle modalità di assunzione delle badanti, spesso costrette a diventare socie di cooperativa, così da sottrargli diritti e inquadrate a 5 ore la settimana, a fronte di 24 giornaliere.
Apprendiamo dai mezzi di informazione di controlli a tappeto, da parte delle forze dell’ordine, nel settore dei servizi alla persona, in particolare colf e badanti. Ci saremmo aspettati che ad emergere, innanzitutto, fossero le condizioni di sfruttamento, lavoro grigio e abusi in cui sono costretti i lavoratori.
I controlli invece si sono concentrati sul corretto pagamento delle tasse. Un ambito sicuramente fondamentale, visto come l’evasione fiscale sottrae ogni anno più di 80 miliardi al bilancio pubblico. La domanda che sorge è perché partire dall’ultimo anello della catena, i lavoratori e non i datori, con ben altre ricchezze nascoste, che li sfruttano.
Lavoratori, spesso donne di origine straniere, sottopagate e segnate a meno di un terzo delle ore che effettivamente svolgono, con stipendi al massimo di 900 euro al mese che non godono dei diritti fondamentali dell’individuo come il riposo.
Nella città di Viterbo nello specifico, questa tipologia di lavoro si svolge per lo più sotto l’egida di agenzie, che assumono come soci, nascondendo un vero e proprio rapporto di subordinazione, con contratti che prevedono, all’insaputa dei lavoratori cui bisogna per forza passare per mettersi in contatto con le famiglie e veder stipulato un contratto. Contratti di 25 ore a settimana, al massimo, ma tanti ne abbiamo visti con appena 5 ore segnate, a fronte delle 24 giornaliere che vengono svolte. Pochissimi possono effettuare il giusto riposo di due ore al giorno, riporto nei contratti nazionali, vengono negati anche i giorni liberi, tanto che le lavoratrici non riescono nemmeno ad uscire per rinnovare i documenti.
Abbiamo ricevuto denunce di installazioni di telecamere nelle abitazioni, con la scusa di controllare il benessere dell’assistito non solo viene controllata, in modo illegittimo, la prestazione lavorativa, ma violando la privacy delle persone che si cambiano, lavano e vivono sul posto di lavoro.
Non esistono misure di sicurezza o tutela, non ci sono sollevatori né aiuti, in caso di persone non autosufficienti, i lavoratori movimentano persone di 90-100 Kg impossibilitati a muoversi. Allo stesso modo, in caso di infortunio in casa, come cadute, tagli o scottature, i lavoratori vengono intimiditi a non recarsi in ospedale e a non denunciare la causa lavorativa.
Lavoratori invisibili sono stati chiamati, prendiamo atto che la Guardia di Finanza ha sollevato il velo, adesso si tratta di squarciarlo. Le indagini vanno svolte per fermare tutti gli abusi delle agenzie, tutti i lavoratori devono essere assunti come dipendenti, quali sono, non come soci, dovendo così rinunciare a molti dei loro diritti, come malattia, maternità e tfr.”