Il Ddl concorrenza ha stabilito di eliminare le incrostazioni che ingabbiano l’economia, pena il non invio di oltre 200 miliardi da parte dell’Ue. Tra queste la cancellazione dell’obbligo per i venditori di elettricità di “raccogliere tramite le bollette somme che non sono direttamente correlate con l’energia”, com’è proprio il cosiddetto canone Rai (1). La decisione, che doveva essere presa a fine luglio, è slittata a fine anno.
Nel frattempo il neo-presidente Rai, Carlo Fuortes, in audizione presso la commissione parlamentare di vigilanza Rai, ha detto che levare la riscossione del canone dalla bolletta elettrica “non è assolutamente all’ordine del giorno né del governo né del ministero”. E il motivo – per lui – è semplice: il canone non è un “onere improprio” dell’energia elettrica. E non è una somma direttamente correlata con la fornitura della corrente.
Chiaro? Noi eravamo rimasti alla logica elementare che ci porta a credere che, per esempio, nella pasta e lenticchie se ci metti anche i fagioli non è più pasta e lenticchie, ma un altro cibo. Invece il presidente Fuortes ci sta insegnando che, pur se i fagioli vengono aggiunti, è sempre pasta e lenticchie. Quindi nelle rate che paghiamo per l’acquisto dell’auto (un contratto tra privati come quello della luce) ci starebbe benissimo anche il pagamento della nettezza urbana. Il meccanismo immaginiamo sia questo: io Stato obbligo chiunque riscuote un credito a diventare sostituto d’imposta (Italia, non Cina).
Purtroppo ci aspettavamo una qualche gabola per continuare a riscuotere in modo discutibile questa imposta sulla Rai. Oggi Fuortes si è “limitato” a confermare lo stato dei fatti in forza del suo potere di ente di Stato, ma aspettiamoci di tutto, anche se dovessero decidere di essere un po’ meno arroganti e ridicoli e opteranno per qualcosa che assomigli alla fiscalità generale (iva, benzina, rc-auto in prima fila).
Vincenzo Donvito, Aduc
COMUNICATO STAMPA DELL’ADUC