Sulle cartelle esattoriali sanatoria al via ormai, anche perché ormai è imminente l’approvazione definitiva della Legge di Bilancio. Rottamazione delle cartelle e cancellazione d’ufficio sono i due provvedimenti che aiuteranno i contribuenti a fare pace con il Fisco. Molto cambia da debito a debito, in base agli importi ed in base alla data di affidamento all’agente della riscossione. Ecco il quadro completo della situazione e cosa devono conoscere i contribuenti.
Cancellazione delle cartelle esattoriali fino al 2015, sono 5 anni in più della precedente
Con un provvedimento automatico e quindi senza nessuna domanda a carico del contribuente, nella sanatoria delle cartelle entra un provvedimento di cancellazione. Verranno cancellate le cartelle esattoriali di importo inferiore a 1.000 euro se diventate un carico dell’agente della riscossione entro il 2015. Si ripete quindi ciò che propose nel 2021 il governo di allora, presieduto da Giuseppe Conte con il decreto Sostegni. In quel caso ai contribuenti indebitati con il fisco furono cancellate le cartelle esattoriali di importo inferiore a 1.000 euro, divenute tali entro il 2010. Un’operazione la precedente che come quella attuale parte anche dall’agevolare il carico di lavoro del concessionario dalla riscossione soprattutto per quei crediti piuttosto datati e quindi obsoleti. Un magazzino crediti con molte cartelle che difficilmente possono essere ancora oggi incassati.
La rottamazione delle cartelle esattoriali
Una volta cancellati tutti i debiti e quindi tutte le cartelle dal 2000 al 2015 sotto i 1.000 euro, tutte quelle che restano fino allo stesso anno finirebbero nella nuova rottamazione delle cartelle. Si tratta della quarta versione della rottamazione e il meccanismo più o meno ricalca le rottamazioni precedenti. Dentro il provvedimento anche le cartelle successive al 2015, ed in questo caso a prescindere dall’importo della cartella stessa. Il periodo oggetto della rottamazione infatti va dal primo gennaio 2000 al 30 giugno 2022. Ricapitolando, tutte le cartelle sotto i 1.000 euro dal 2000 al 2015 saranno automaticamente azzerate dall’Agenzia delle Entrate Riscossione e quindi verranno eliminate dal carico dei contribuenti. Tutte le altre fino a 30 giugno 2022 potranno essere rottamate. Dovranno essere quindi pagate al netto però di sanzioni e interessi per ritardata iscrizione a ruolo. In questo caso il contribuente deve presentare domanda.
Cosa fare dopo l’accoglimento dell’istanza
A domanda accolta il contribuente potrà optare per il pagamento rateale, con rate che iniziano il 31 luglio 2023. Con la prima rata occorrerà pagare il 10% del debito complessivo rottamato. La seconda rata sarà di importo identica alla prima, e andrà saldata entro il 30 novembre del 2023. Tutte le altre 16 rate, perché il piano rateale massimo concedibile è di 18 rate, saranno da pagare a partire dal 2024 ed ogni tre mesi. Le scadenze annuali sono sempre le stesse cioè entro il 28 febbraio il 31 maggio, il 31 luglio ed il 30 novembre. È così fino al 2027. In alternativa resta la facoltà del contribuente di saldare in unica soluzione l’intero ammontare della rottamazione sempre entro la scadenza della prima rata del piano, ovvero il 31 luglio 2023.
E per i vecchi piani dilazionati?
Per chi aveva vecchi piani di dilazione già avviati, oppure per chi aveva aderito anche alle vecchie sanatorie, l’ammontare dei debiti rimasti da pagare dei vecchi piani, può rientrare anche nella nuova rottamazione. E in alcuni casi potrebbero anche venire cancellate definitivamente le cartelle pregresse se nel frattempo il pagamento delle vecchie rate ha portato l’ammontare di queste cartelle al di sotto dei 1.000 euro è sempre se diventate ruolo prima del 2015.