Sanatorie e condoni oppure saldo e stralcio e rottamazione delle cartelle sono stati strumenti varati a fasi alterne dal governo, che hanno permesso di pagare di meno le cartelle esattoriali. Ma a dire il vero alcune soluzioni per pagare di meno sono neutre da questi provvedimenti temporanei dei nostri legislatori. In base a delle sentenze della Cassazione, tra cui la 4960 del 2024, emanata il 26 febbraio del corrente anno, alcuni contribuenti che hanno delle pendenze con le cartelle esattoriali possono tranquillamente pensare di pagare meno di quello che credono.
Cartelle esattoriali senza interessi e sanzioni, ecco lo sgravio parziale del debito
L’ordinanza della Cassazione citata in premessa ha dato ragione ad un cittadino che ha promosso ricorso sull’importo di una cartella relativa a tributi statali. Un ricorso che mirava ad ottenere un taglio del dovuto relativamente a sanzioni e interessi, cioè alle cifre aggiuntive che di solito fanno lievitare le cartelle esattoriali. Perché stando a ciò che si evince dall’ordinanza, le regole circa la prescrizione di queste cartelle sono differenti a seconda delle voci che la compongono. E se è vero che in genere un tributo o una tassa evasa sono voci che cadono in prescrizione con regole ferree, le sanzioni e le altre somme aggiuntive.
Ci sono debiti e debiti e ci sono prescrizioni e prescrizioni
Se l’imposta evasa da un contribuente che ha a suo carico la cartella esattoriale, è un’imposta statale, perché magari riguarda l’IRAP, l’IVA o l’IRPEF, il contribuente deve sapere che la prescrizione è di 10 anni. In pratica solo se decorrono 10 anni senza più notizie circa questo debito, lo stesso può essere cancellato dietro richiesta da parte dell’interessato sulla prescrizione. Una prescrizione piuttosto lunga, e nettamente superiore per esempio a quella relativa al Bollo Auto che si prescrive in soli 3 anni. ma anche nettamente più lunga di quella relativa a IMU, TASI e Tassa sui Rifiuti, che sono imposte locali a prescrizione quinquennale.
Ecco cosa viene fuori adesso e quali sgravi possono essere sfruttati
Ciò che si evince nell’ordinanza, che di fatto ha dato ragione al ricorrente è che anche se l’imposta statale evasa scade in 10 anni, le sanzioni e gli interessi presenti nella cartella non seguono la prescrizione dell’imposta, ma scadono in soli 5 anni. In altri termini, se una cartella relativa all’IRPEF non è stata rinfrescata al contribuente con notifiche, ingiunzioni di pagamento ed altre comunicazioni di sollecito, se passano 5 anni ciò che resta da pagare è solo l’importo dell’imposta.
Chi si trova in queste condizioni può chiedere, ammettendo di dover versare l’imposta evasa precedentemente, lo sgravio parziale del debito.