Per le cartelle esattoriali cambia tutto dopo il varo della riforma della riscossione. Ci sono tante buone notizie per i contribuenti italiani dalla riforma della riscossione.
Ma ci sono anche notizie meno buone. Perché se da un lato alcune cartelle verranno cancellate e per i contribuenti ci sarà la possibilità di pagare anche con molte più rate e più facilmente, da un altro lato pignoramenti e riscossioni subiscono una grande accelerata perché saranno più veloci per l’Agenzia delle Entrate.
Cartelle esattoriali: tante novità, tanti vantaggi ma anche svantaggi, la guida
Partiamo dalle buone notizie. Per alcuni contribuenti, a dire il vero pochi, come spiegheremo dopo, alcune cartelle esattoriali saranno cancellate. Spariranno quindi dal ruolo dell’Agenzia delle Entrate Riscossione. Si tratta di quelle cartelle vecchie di 5 anni che il contribuente ha a suo carico e su cui per 5 anni l’Agenzia delle Entrate Riscossione ha tentato inutilmente di andare all’incasso.
Cartelle che pertanto secondo l’Agenzia delle Entrate Riscossione è inutile riprovare ad incassare. Il nullatenente piuttosto che il fallito, l’erede che ha rinunciato all’eredità piuttosto che il defunto, sono questi i casi più frequenti di cartelle su cui l’Agenzia delle Entrate Riscossione non pensa di poterci ricavare nulla.
E allora, senza domande da parte dei contribuenti, dal 2025 cancellazione automatica del debito nei confronti del Concessionario. Significa che il debito tornerà, al netto di sanzioni, interessi ed aggi collegati all’agente della riscossione, all’ente di origine che ne farà ciò che crede.
Molti i vantaggi dal decreto legislativo 110 del 2024
Altro vantaggio dalla riforma della riscossione è il piano di rateizzazione ordinario che dal 2025 aumenta di imponenza. Non più massimo 72 rate mensili per tutti e 120 rate mensili solo per chi ha conclamate e documentate problematiche finanziarie.
Dal 2025 e biennio dopo biennio fino al 2031, si passerà a 120 rate per tutti. Da gennaio 2025 e fino al 31 dicembre 2026 le rateizzazioni potrebbero già arrivare a 84 rate mensili. Poi dal 2027 e fino alla fine del 2028 si passa a 96 rate. Saranno 108 per il biennio successivo e poi 120 a regime.
Ecco le cattive notizie sulle cartelle esattoriali dal decreto riscossione
Buone notizie dicevamo. Ma come sempre c’è un rovescio della medaglia. Infatti se l’addio alle cartelle esattoriali e le rate più lunghe sono misure favorevoli ai contribuenti, non è così per le novità che riguardano la riscossione in quanto tale e i pignoramenti.
Partiamo dal concetto che una cartella esattoriale è l’atto di pagamento al cui interno c’è l’indicazione delle somme che un contribuente deve versare. Al debito scaturito da una tassa evasa o da una multa non pagata si aggiungono interessi, sanzioni e aggio di riscossione. In genere con una cartella al contribuente viene recapitata l’intimazione di pagamento entro 60 giorni dalla notifica della stessa cartella.
Con il successivo avviso di mora, ecco scattare le procedure di esecuzione forzata. Con cui l’Agenzia delle Entrate Riscossione avvisa che in mancanza del pagamento entro i termini, scatteranno fermi amministrativi dei veicoli, pignoramenti e verranno pertanto attaccati i beni del debitore. E senza ulteriori avvisi, avvertimenti e notifiche.
Contribuenti più facilmente attaccabili sulle loro cartelle esattoriali
Quella di prima è una premessa con cui si potrà comprendere meglio ciò che avverrà adesso. Dopo le novità contenute nel decreto Legislativo numero 110 del 2024, cioè con la cosiddetta riforma della riscossione.
Con questo decreto i legislatori hanno di fatto esteso l’accertamento esecutivo, riducendo i tempi di attesa e le procedure. Naturalmente a discapito del contribuente.
Addirittura pare che per alcuni atti la cartella esattoriale e la procedura descritta nel paragrafo precedente diventa inutile. Per esempio gli atti relativi alla fruizione di agevolazioni fiscali indebitamente sfruttate. Ma anche gli atti di recupero imposte, tasse, tributi, ed anche se utilizzati con il meccanismo della compensazione. Oppure gli atti che provengono da omesse o carenti dichiarazioni da parte dei contribuenti.
Questi atti diventano immediatamente collegati all’esecuzione forzata, a prescindere dalla notifica della cartella di pagamento. Decorsi 30 giorni dalla scadenza del pagamento di questi atti, in automatico il credito dell’ente passa all’Agenzia delle Entrate Riscossione. Naturalmente le procedure di esecuzione forzata dovranno prima essere comunicate al contribuente interessato. perché l’Agenzia delle Entrate Riscossione ha comunque l’obbligo di avvertire il contribuente dell’incarico ricevuto relativo all’incasso.