Molti utenti della strada, cioè gli automobilisti, non sanno i rischi che corrono se prestano l’auto ad un familiare o ad un amico. Eppure non di rado l’auto viene prestata ad amici e parenti. Bisogna capire quali regole seguire. Perché non sempre è possibile guidare l’auto di un’altra persona. In alcuni casi perché le regole del Codice della Strada non lo prevedono. In altri casi perché prima di fare una cosa del genere andrebbe contattata la propria compagnia assicurativa. Ma vediamo come funzionano queste regole e cosa fare per “liberare” l’auto.
Prestare la propria auto non sempre è una cosa a rischio zero
Fare usare la propria auto alla moglie piuttosto che ad un altro componente del proprio nucleo familiare non ha limitazioni dal punto di vista del Codice della Strada. I familiari conviventi possono guidare l’auto del proprietario iscritto al PRA. Anche se si incappa in un controllo da parte delle Forze dell’Ordine nessun problema perché grazie alle banche dati gli agenti possono facilmente verificare l’intestatario del veicolo ed il nucleo familiare di quest’ultimo. Dal punto di vista assicurativo ci sono da fare alcune precisazioni. Non di rado ci sono polizze RCA che hanno delle clausole limitative da questo punto di vista. Per esempio ci sono la guida esclusiva e la guida esperta. Nel primo caso l’auto dovrebbe guidarla solo il soggetto indicato nella polizza. Nel secondo caso, dovrebbe guidarla solo i soggetti che hanno diversi anni di patente o in genere quelli sopra i 26 anni di età. Evidente che prestare l’auto ad un figlio, neopatentato o sotto quella età è rischioso. Dal punto di vista del Codice della Strada nessun problema. Ma per l’assicurazione si. Infatti in caso di sinistro con alla guida una persona “non autorizzata” in base al contratto, gli interessati possono incorrere nella rivalsa da parte della compagnia stessa. Il danneggiato viene risarcito comunque, ma il costo del risarcimento, in tutto o in parte, viene accollato al responsabile del sinistro.
Cosa si rischia a prestare l’auto secondo i dettami del Codice della Strada e secondo le Assicurazioni
Se ci sono problemi già con i familiari conviventi, ancora di più ci sono nel momento in cui si presta l’auto ad un estraneo o ad un familiare non convivente che viene equiparato in questo caso ad un estraneo. Naturalmente parliamo di auto prestate per un determinato numero di giorni. Perché se prestiamo l’auto ad un amico che deve andare a fare le compere, nessun problema. Invece se l’auto viene prestata ad un soggetto terzo, come anche un figlio che vive a casa sua e che utilizza l’auto per oltre 30 giorni, bisogna annotare l’usufrutto alla Motorizzazione. La normativa infatti è chiara e prevede che per ogni utilizzo di un veicolo per un periodo superiore a 30 giorni consecutivi, è necessario darne comunicazione alla Motorizzazione Civile che provvederà all’annotazione sulla carta di circolazione. I rischi in questo caso sono relativi a sanzioni che vanno da 516,46 euro a 2582,28 euro, con potenzialmente anche il ritiro della carta di circolazione.