A 67 anni di età un contribuente raggiunge gli anni giusti per andare in pensione. Ma solo se ha versato una carriera contributiva minima come previsto dalle normative vigenti. Parliamo dei 20 anni di contributi per esempio. Che sarebbero quelli utili alla pensione di vecchiaia ordinaria. Oppure dei 15 anni per l’opzione contributiva o per le deroghe Amato. Senza contributi invece la misura teoricamente sfruttabile è l’ex pensione sociale, oggi chiamata Assegno Sociale. Misura teorica perché bisogna rientrare nei limiti di reddito previsti, cioè zero redditi per prendere la misura intera come singolo o fino a 534,41 euro di reddito mensile per prendere la misura ridotta (534,41 euro al mese è l’assegno sociale 2024). A 67 anni però c’è una soluzione che permette di arrivare a prendere 630 euro di trattamento, sia di pensione per chi ne prende una più bassa, che di Assegno Sociale. Ed è una soluzione che passa da un sussidio.
Come prendere 630 euro di pensione o di assegno sociale con pochi contributi o senza versamenti
Quanti beneficiari di pensione prendono un trattamento inferiore a 600 euro al mese? Sicuramente tanti, e addirittura c’è chi prende anche di meno di 500 euro al mese. A 67 anni inoltre chi prende l’Assegno Sociale arriva a prendere massimo 534,41 euro al mese. Parliamo di chi non ha assolutamente altri redditi o di chi, coniugato, ha redditi del coniuge non superiori all’importo dell’Assegno Sociale. Come dicevamo però, il collegamento delle pensioni e dei trattamenti assistenziali ai sussidi contro la povertà, consente di prendere dei trattamenti più dignitosi. Sfruttando per esempio l’Assegno di Inclusione. In pratica si può fare ciò che si faceva nel 2023 con la Pensione di Cittadinanza che non era altro che il Reddito di Cittadinanza esteso ai titolari di trattamenti INPS sia previdenziali che assistenziali.
Ecco come monetizzare al massimo i trattamenti dopo i 67 anni di età
L’Assegno di Inclusione viene erogato a soggetti che hanno oltre 60 anni di età, minori di 18 anni, invalidi, presi in carico dai servizi socio-sanitari o con carichi di cura familiari. L’importo massimo fruibile di Assegno di Inclusione è pari a 500 euro al mese per quanto riguarda la componente di integrazione al reddito familiare. I 500 euro vengono moltiplicati per la scala di equivalenza che aumenta l’importo del sussidio in base al numero dei componenti la famiglia, che rientrano tra i soggetti beneficiari dell’Assegno di Inclusione. La misura è collegata all’ISEE ed ai redditi del nucleo familiare. Un singolo con reddito zero arriva quindi a prendere massimo 500 euro al mese e se vive in affitto, fino a 780 euro al mese (280 euro la componente relativa al ristoro del canone di affitto mensile). Ma se questo soggetto ha 67 anni di età, può prendere fino a 630 euro al mese. Infatti sale la soglia di reddito familiare da non superare per percepire il trattamento massimo previsto che con la componente affitto a 67 anni arriva a sempre a 780 euro (150 euro al mese e non 280 a partire dai 67 anni di età).
La parte di integrazione delle pensioni con i sussidi
Ricapitolando, a 67 anni un soggetto privo di reddito può prendere 630 euro al mese di Assegno di Inclusione. Naturalmente se nel frattempo chiede ed ottiene una pensione o l’Assegno Sociale, l’importo di ADI erogato sarà la differenza tra l’importo massimo del sussidio e la prestazione pensionistica o assistenziale percepita. Quindi, chi prende 500 euro di pensione riceverà in aggiunta 130 euro di ADI o 280 euro se vive a casa in affitto. Queste regole valgono anche per i titolari di Assegno Sociale. Naturalmente si parla di soggetti che oltre alla pensione o all’Assegno Sociale non hanno altri redditi o trattamenti, perché ad esclusione di quelli non sottoposti alla valutazione dei mezzi dalle autorità competenti, tutti gli altri incidono sui redditi familiari da non oltrepassare.