La normativa in vigore, per dare manforte a soggetti affetti da problematiche fisiche e psiche tali da essere considerati invalidi civili offre delle misure agevolate di uscita dal lavoro. Esistono infatti misure destinate esclusivamente ai disabili. Oggi però guardiamo a delle misure che hanno nei disabili una delle categorie a cui si applicano. Effettivamente ci sono delle misure di pensionamento anticipato che guardano agli invalidi come ad una delle categorie che possono uscire dal lavoro in anticipo rispetto ai 67 anni di età. Ma non solo, perché possono uscire dal lavoro anche senza aver raggiunto i 42 anni e 10 mesi di contributi versati che servono per le pensioni anticipate ordinarie. Vediamo adesso che grado di invalidità serve e quanti contributi servono per anticipare l’uscita.
Pensioni per invalidi al 74%
Il grado minimo di invalidità da considerare è quello del 74%. Perché ci sono due misure che prevedono entrambe la possibilità di uscire dal lavoro prima per gli invalidi che sono riconosciuti invalidi a partire da quel grado. Le due misure sono l’Ape sociale e la quota 41 per i precoci. Nel primo caso serve raggiungere una determinata età, anche se più bassa rispetto ai 67 anni delle pensioni di vecchiaia ordinarie. Nell’altro caso serve raggiungere una determinata carriera contributiva anche se inferiore ai 42 anni 10 mesi prima citati. Partiamo dall’Ape sociale che è una misura che si prende, come invalidi, a partire dai 63 anni e 5 mesi di età e con 30 anni di contributi versati. La misura può essere percepita fino al raggiungimento dei 67 anni di età. Come importo non può superare i 1.500 euro al mese di trattamento. L’Ape sociale è una misura che potremmo definire quasi assistenziale dal momento che non prevede assegni familiari, non prevede tredicesima mensilità, non prevede maggiorazioni sociali e non si adegua al tasso di inflazione ogni anno. Inoltre la misura non è reversibile ai superstiti.
Ecco la pensione senza limiti di età per gli invalidi
Se l’Ape sociale ha come limite di età i 63 anni e 5 mesi, l’altra misura di cui parliamo oggi cioè la quota 41 per i precoci non prevede un limite anagrafico. Possono uscire dal lavoro quelli che abbiano completato 41 anni di contributi versati, di cui 35 effettivi da lavoro e di cui almeno uno completato prima di aver compiuto 19 anni di età. In questo caso vale anche un anno di contributi discontinuamente versati prima di raggiungere il diciannovesimo anno di età. Rispetto all’APE sociale la quota 41 precoci non ha tutte quelle limitazioni prima citate, a partire dalla tredicesima mensilità e senza vincoli di importo massimo.