Molti lavoratori hanno versato contributi durante brevi periodi di attività, magari in gioventù o in contratti saltuari, ma non li ritrovano nella pensione. Si tratta dei cosiddetti contributi silenti, un “tesoretto” dimenticato che può fare la differenza.
Ma si possono recuperare? E in che modo contribuiscono all’importo finale della pensione? Ecco tutto quello che c’è da sapere per non perdere anni di lavoro e denaro.
Cosa sono i contributi silenti?
I contributi silenti sono i versamenti previdenziali effettuati da un lavoratore che non danno diritto a una pensione autonoma e non vengono restituiti.
Succede, ad esempio, quando:
- si cambia ente previdenziale (da Inps a Inpdap, o da gestione separata ad altre casse);
- si lavora per pochi mesi senza raggiungere il minimo contributivo per la pensione;
- si hanno carriere discontinue e frammentate.
Il risultato? Quei contributi restano “invisibili” e non producono alcun effetto pensionistico… a meno che non si intervenga.
Come recuperarli: ricongiunzione, totalizzazione, cumulo
Per fortuna, oggi esistono diverse modalità per valorizzare i contributi silenti, anche se spesso poco conosciute. Ecco le principali:
- ricongiunzione: è l’opzione classica che consente di trasferire i contributi da una gestione all’altra per avere un’unica pensione. Può essere onerosa, ma è utile in casi specifici;
- totalizzazione: consente di sommare i contributi versati in più gestioni per raggiungere il diritto alla pensione (anzianità o vecchiaia). Non si pagano costi, ma si accede solo con requisiti più alti;
- cumulo gratuito dei contributi: dal 2017 è possibile cumularli gratuitamente, anche tra casse diverse (INPS, gestione separata, ex Inpdap, casse professionali). È la soluzione più vantaggiosa per molti, soprattutto per chi ha versamenti in gestioni miste.
Chi può recuperare i contributi silenti?
Possono recuperare i contributi silenti tutti i lavoratori che nel corso della loro vita hanno:
- cambiato settore (privato, pubblico, freelance);
- accumulato contributi in più gestioni;
- versato senza raggiungere il minimo per la pensione autonoma in una delle gestioni interessate.
In particolare, è un’opportunità d’oro per precari, collaboratori, lavoratori intermittenti e giovani con carriere spezzettate che senza un intervento specifico potrebbero anche non avere diritto alla pensione.
Valorizzare i contributi silenti può portare il lavoratore a:
- anticipare l’accesso alla pensione;
- aumentare l’importo dell’assegno mensile;
- evitare di “perdere” anni interi di lavoro.
In alcuni casi si possono recuperare fino a 4-5 anni di contributi che altrimenti andrebbero perduti.
Come si presenta la domanda per recuperare i contributi silenti? Il primo passo è verificare la propria posizione contributiva sul sito INPS (tramite SPID o CIE) e controllare eventuali “buchi” o gestioni separate. Una volta verificato che ci sono contributi non utilizzati è necessario contattare un patronato per valutare le opzioni più adatte al proprio caso e presentare istanza di cumulo o totalizzazione