Chi è nato nel 1958 nel 2025 compirà l’esatta età pensionabile vigente cioè 67 anni di età.
Come prevede la normativa vigente e quindi come prevede l’INPS, a 67 anni di età un lavoratore è libero di presentare la domanda di pensione per quella che nel sistema si chiama pensione di vecchiaia ordinaria.
Servono naturalmente almeno 20 anni di versamenti contributivi per poter centrare la quiescenza a quella età. Grazie ad alcune normative piuttosto datate ma che pochi conoscono e grazie ad un recente intervento del governo Meloni ancora da ufficializzare nella legge di Bilancio, alcuni contribuenti potranno non solo andare in pensione, ma prenderne una retrodatata, con tanto di arretrati.
Dall’INPS a questi nati nel 1958 pensione retrodatata e 16 mesi di arretrati subito sul conto corrente
Il governo Meloni pare andrà ad inserire un vantaggio in più per alcuni lavoratori nella legge di Bilancio e quindi per il 2025. Ecco che nel 2025 chi compie 67 anni di età perché è nato nel 1958, non solo potrà andare in pensione di vecchiaia ordinaria, ma potrà anche andare a percepire 16 mesi di arretrati sulla stessa pensione.
Perché di fatto possiamo asserire che dall’INPS a questi nati nel 1958 pensione retrodatata e 16 mesi di arretrati subito sul conto corrente. Infatti presentando nel 2025 la domanda di pensione, che la si incassi alle Poste oppure in banca, alcuni contribuenti potranno godere di questo netto vantaggio.
Ecco la normativa che permette di godere di un duplice vantaggio
Come dicevamo ci sono delle normative previdenziali in vigore da tempo che molti lavoratori sottovalutano e che spesso non utilizzano. Per esempio c’è una vecchia legge che permette alle lavoratrici madri che hanno avuto dei figli di anticipare di diversi mesi l’uscita per la pensione di vecchiaia ordinaria.
Ma anche chi non anticipa l’uscita, perché non ha capito bene la normativa in vigore, può decidere in sede di presentazione della domanda di pensione, di scegliere la decorrenza arretrata.
Nulla è perduto quindi per chi ha tralasciato questa opportunità. in pratica al posto di anticipare l’uscita rispetto ai 67 anni di età una lavoratrice che ha avuto dei figli può scegliere di uscire comunque a 67 anni di età, godendo degli arretrati a partire anche dai 66 anni. Questo in base alle normative in vigore di cui parlavamo prima.
Un vantaggio che se va in porto la novità del governo Meloni potrebbe diventare ancora più grande. Perché si potrebbe spostare la decorrenza del trattamento quattro mesi prima dei 66 anni di età.
Ecco di cosa si tratta nello specifico, ecco dall’INPS a questi nati nel 1958 pensione retrodatata e 16 mesi di arretrati
Il vantaggio della decorrenza anticipata della prestazione riguarda le lavoratrici madri che hanno avuto tre o più figli.
Nel caso in cui il governo Meloni completerà la legge di Bilancio e confermerà la novità prima accennata, si potrà addirittura partire dai 65 anni e 8 mesi di età. Ripetiamo, le lavoratrici che sono riuscite ad andare in pensione a 66 anni di età hanno goduto di un trattamento anticipato rispetto all’età pensionabile classica di 67 anni, proprio grazie a questa legge.
Chi invece ha aspettato comunque i 67 anni di età adesso può optare per una decorrenza anticipata della prestazione spostandola, allo stato attuale delle cose a 66 anni di età. Oppure a novità confermate da parte del governo, a 65 anni e 8 mesi di età.
Ecco che genere di scelta deve fare chi rientra in queste normative
Nello specifico parliamo di quella norma che consente alle lavoratrici di anticipare l’età di uscita di quattro mesi al figlio fino a un massimo dodici mesi in presenza di tre o più figli. Lo sconto vale 4 mesi a figlio fino a massimo 12 mesi di sconto.
Con la modifica della nuova manovra finanziaria invece si andrebbe a 4 mesi a figlio fino a massimo 16 mesi per chi ha avuto 4 o più figli.
Grazie a questa norma dall’INPS a questi nati nel 1958 pensione retrodatata e 16 mesi di arretrati subito sul conto corrente quindi. Naturalmente essendo un’opzione c’è una controindicazione. Infatti non scegliendo la decorrenza anticipata, il trattamento verrebbe calcolato in base ad un coefficiente di trasformazione più favorevole perché l’INPS liquiderebbe la pensione con il coefficiente dei 67 anni di età.
Con la decorrenza arretrata invece la liquidazione per esempio scatterebbe con il coefficiente dei 66 anni per chi ha avuto 3 figli.