A gennaio ci sarà il consueto aumento delle pensioni perché i trattamenti vengono adeguati al tasso di inflazione. Con l’inflazione il potere di acquisto dei trattamenti inevitabilmente tende a calare ed ecco perché con la rivalutazione si tende a detonare questa bomba sociale. Ma l’aumento della pensione sarà minimo visto che minimo è stato il tasso di inflazione. Dovrebbe essere nell’ordine dell’1% l’incremento dei trattamenti. Però se da un lato si parla di aumenti delle pensioni 2025, da un altro lato si parla di tagli. Perché ci saranno pensionati che potrebbero avere spiacevoli sorprese.
Dall’INPS arrivano aumento pensioni ma anche tagli, controlla da che parte stai per il 2025
Come abbiamo già anticipato, l’aumento delle pensioni è inevitabile visto che presto l’ISTAT certificherà il tasso di inflazione previsionale. Il governo emanerà il classico decreto che poi servirà all’INPS per aumentare le pensioni da gennaio. Il problema di fondo è che il meccanismo di adeguamento dei trattamenti rischia di far perdere dei soldi a molti lavoratori.
Pare infatti che ci sia la volontà da parte del governo di confermare il meccanismo di perequazione adottato nel 2024, quello tanto discusso e discutibile che per esempio ha portato a un ricorso finito davanti alla Corte Costituzionale.
Il meccanismo che dovrebbe essere copiato anche per le nuove rivalutazioni sarà:
- 100% di rivalutazione pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo (fino a 2.400 euro circa al mese);
- 85% di rivalutazione pensioni sopra 4 e fino a 5 volte il minimo;
- 54% di rivalutazione pensioni sopra 5 e fino a 6 volte il minimo;
- 47% di rivalutazione pensioni sopra 6 e fino a 8 volte il minimo;
- 37% di rivalutazione pensioni sopra 8 e fino a 10 volte il minimo;
- 22% per le pensioni più alte.
Taglio pensioni da rivalutazione, ecco chi ci rimetterà soldi
Se consideriamo pari all’1% il tasso di inflazione che verrà usato, una pensione da 1.000 euro salirà di 10 euro, una da 2.000 di 20 euro. Su questo pochi dubbi visto che le pensioni fino a circa 2.400 euro al mese vengono rivalutate al 100% rispetto al tasso di inflazione. Per una pensione che rientra nel secondo gruppo invece l’aumento sarà dello 0,85%. Significa che per esempio una pensione da 2.500 euro aumenterà di 21,25 euro, mentre una da 2.400 euro di 24 euro. Tagli ingenti invece per chi ha pensioni più alte. Perché fino a 6 volte il minimo l’aumento sarà dello 0,54%, fino ad otto volte sarà dello 0,47%, fino a 10 volte dello 0,37% ed indice dello 0,22% per le pensioni ancora più alte. In questo modo una pensione da 6.000 euro al mese salirebbe solo di 13 euro al mese.
Il problema di incostituzionalità del meccanismo
Proprio alla luce di quella che a tutti gli effetti sembra una grande discriminazione, ecco che la Consulta dovrà stabilire se la norma ed il meccanismo sono in linea con la Costituzione. Perché di fatto in questo modo si penalizzano i pensionati che grazie alla qualità del loro lavoro e grazie alla quantità dello stesso, hanno maturato una pensione elevata. Quasi fosse una colpa. L’articolo 36 della Costituzione infatti stabilisce che il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.