Un invalido in Italia è un soggetto a cui vengono concesse delle prestazioni agevolate e dei vantaggi che nascono tutti o quasi dalla Legge 104. Infatti l’invalido ha diritto ad una serie di agevolazioni che sono collegate al principale strumento normativo che riguarda i diversamente abili.
Spesso bisogna essere invalidi gravi per avere diritto ad alcune prestazioni. Altre volte basta molto meno.
E se consideriamo che dal punto di vista dell’invalidità ciò che conta è il grado di invalidità, ecco che a volte anche il 74% o meno possono essere utili a godere di alcune agevolazioni senza dover necessariamente passare dalla Legge 104.
Dall’INPS ecco alcuni vantaggi per gli invalidi, tra pensioni e sussidi cosa offrono le norme
Sono diverse le indennità per invalidi erogate dall’INPS e vanno dalle pensioni anticipate ai veri e propri sussidi. Vantaggi aggiuntivi rispetto a quelli che già sono previsti per esempio come esoneri ed esenzioni sulle tasse, acquisti agevolati, dispositivi medici e così via dicendo. Come detto in premessa si parte sempre dal grado di invalidità.
Prendiamo ad esempio l’indennità di accompagnamento che possono ricevere alcuni invalidi. Per ricevere l’indennità di accompagnamento che è una prestazione assistenziale, bisogna essere titolari di un grado di invalidità non inferiore al 100% e soprattutto bisogna essere riconosciuti come affetti da una totale e permanente riduzione della capacità lavorativa con difficoltà persistenti a svolgere le consuete attività della vita di tutti i giorni senza l’assistenza di un soggetto terzo.
L’INPS è l’ente che eroga l’accompagnamento ed è l’ente a cui la domanda va presentata. Ma sempre dall’INPS ci sono diverse altre misure che riguardano i disabili. E con un grado di invalidità inferiore.
Pensioni in anticipo per gli invalidi, ecco come
Chi è affetto da una invalidità al 74%, può avere accesso all’Ape sociale, alla quota 41 per i precoci ed a opzione donna. Gli invalidi civili almeno al 74% possono, con requisiti differenti in base alle tre misure, centrare così un anticipo delle loro possibilità di uscita dal mondo del lavoro.
Se hanno raggiunto già i 41 anni di contributi possono, se rientrano come precoci, godere della quota 41 senza limiti di età. Una misura utile solo per i precoci ma con delle condizioni prestabilite.
Infatti va considerato che dei 41 anni di contributi che servono alla misura, almeno 35 devono essere effettivi. Cosa significa? Che non si considerano nei 35 anni i contributi figurativi da Naspi, da altre indennità per disoccupati o da malattia. Inoltre almeno uno di questi 41 anni di versamenti deve essere completo prima che l’interessato abbia compiuto i suoi primi 19 anni di età.
Con 30 anni di contributi è vero che un invalido esce prima dal lavoro?
Chi è invalido almeno al 74% ma non ha 41 anni di contributi però può andare lo stesso in pensione con un’altra misura che si chiama Ape sociale. Per questo strumento bastano 30 anni di contributi ed almeno 63 anni e 5 mesi di età. Se l’invalida è una donna invece può essere il caso di chiedere opzione donna.
Un altro strumento pensionistico che riguarda le invalidità almeno al 74%. In questo caso si tratta di lavoratrici che si trovano ad aver raggiunto entro il 31 dicembre del 2023 almeno 61 anni di età ed almeno 35 anni di contributi.
Attenzione però, perché se l’invalidità ha avuto dei figli ci sono degli sconti sull’età.
Così con due o più figli avuti, la stessa lavoratrice può lasciare il lavoro se entro la fine dell’anno precedente ha completato i 35 anni di contributi insieme ai 59 anni di età. Con un solo figlio avuto invece l’età è di 60 anni.
Donne che se riconosciute invalide almeno all’80%, ma non invalide civili bensì titolari di invalidità pensionabile, c’è la concreta possibilità di lasciare il lavoro già a 56 anni.
E con solo 20 anni di contributi. per gli uomini questo tetto invece è pari a 61 anni sempre con 20 anni di contributi. L’invalidità pensionabile è la riduzione della capacità lavorativa specifica per il lavoro che comunemente svolge l’invalido.
Ecco i sussidi per gli invalidi
Prendere una pensione prima del tempo è evidentemente un valido aiuto economico. Ma per gli invalidi c’è anche la possibilità di entrare in un autentico sussidio che si chiama Assegno di Inclusione.
In questo caso basta il 67% di invalidità civile. Infatti l’Assegno di Inclusione tra le categorie a cui è destinato, ha pure gli invalidi. Quindi con il 67% di invalidità almeno, c’è chi può prendere l’Assegno di Inclusione.
A dire il vero la stessa misura può essere appannaggio pure di chi ha una invalidità inferiore al 67%. Infatti per chi risulta invalido tra il 46% ed il 66% c’è la possibilità di entrare nell’Assegno di Inclusione tramite una strada differente. Che è quella della presa in carico dei servizi sociali comunali.
La presa in carico dei servizi sociali, di cosa si tratta
Chi ha un’età inferiore a 60 anni ma superiore a 18 anni, per entrare nell’Assegno di Inclusione deve avere il 67% di invalidità almeno, oppure, a partire dal 46%, solo se viene preso in carico dai servizi sociali.
In parole povere l’assistente sociale del Comune di residenza deve segnalare tramite apposita piattaforma all’INPS che l’interessato, anche se non ha una invalidità minima come quella prescritta, non può lavorare per le patologie che ha. E non può nemmeno prendere l’altro sussidio previsto che si chiama Supporto Formazione e Lavoro che è destinato a soggetti di età tra i 18 ed i 59 anni se attivabili al lavoro.