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Dazi di Trump: Ecco le Regioni italiane che rischiano molto

Come i dazi di Trump impatteranno sulle Regioni Italiane, ecco le differenze da zona a zona secondo la CGIA.

Un argomento di strettissima attualità sono i dazi USA. Il Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump ha annunciato di voler adottare i dazi nei confronti dell’Europa. Dazi che per i tanti contestatori del Tycoon americano sono un disastro assoluto. I dazi sono una sorta di tassa da versare da chi importa delle merci. E sono uno strumento di economia che vengono adottati da uno Stato per favorire il mercato interno dal momento che la loro applicazione sui prodotti di importazione, fa lievitare i prezzi di questi prodotti. Rendendoli meno concorrenziali con i prodotti di produzione interna.

La verità sui dazi di Trump: Ecco le Regioni italiane che rischiano molto


Oggi sono argomento centrale del dibattito politico ed economico. Perché il Presidente Usa Donald Trump dopo aver annunciato dazi contro Canada, Messico e Cina, che in alcuni casi però sono stati frenati, ha annunciato anche quelli contro l’Europa. Il dibattito politico di casa nostra adesso guarda a quello che accadrà ad aprile, quando dovrebbero iniziare i dazi di Trump verso l’Europa.

Meglio trattare condizioni favorevoli sui dazi direttamente con Donald Trump come Italia o farlo come Europa intera? Il dibattito politico è questo. Perché dalla maggioranza del governo i rapporti ottimali tra la nostra Premier Meloni e il Presidente Trump potrebbero servire a spuntare condizioni favorevoli. Invece per le opposizioni bisogna trattare come Europa intera, perché non si può andare da soli. Anzi, qualcuno vorrebbe andare allo scontro frontale con gli USA, rispondendo ai dazi con altri dazi. Una guerra commerciale vera e propria. Con ricadute che non si possono prevedere ma che potrebbero essere disastrose. Fatto sta che a prescindere dai rapporti amichevoli che la Meloni ha con il Tycoon, noi siamo l’Italia. E abbiamo prodotti che esportiamo in America che difficilmente hanno concorrenza interna. Significa che non possiamo certo paragonarci a Slovacchia, alla Lettonia, alla Slovenia. Ma forse nemmeno a Germania e Spagna. Prodotti alimentari unici nel loro genere, dai pregiati vini italiani al Parmigiano, dalla pasta ai prodotti di alta moda. Il Made in Italy è un qualcosa che pochi o nessuno hanno.

Ecco le Regioni italiane che subiranno di più

Non è azzardato sostenere che in quanto a potere di trattazione, l’Italia è superiore a tutti gli altri Stati della UE. E trattare da soli con sedute bilaterali con gli USA non può essere un qualcosa necessariamente sbagliato. A sinistra vedono sempre male qualsiasi cosa che non va nella loro direzione. Se poi il Presidente Macron deciderà di fare da solo, magari per lo champagne, allora magari anche gli oppositori del governo Meloni cambieranno idea. Lo dimostra il fatto che i viaggi singoli della Meloni da Donald Trump vengono etichettati d’essere viaggi di sottomissione, mentre quando andò Macron alla Casa Bianca la nostra sinistra lo vide come la soluzione ideale per mettere in piedi una trattativa di pace per l’Ucraina. Questione di punti di vista politici. Tornando ai dazi, come detto abbiamo prodotti di nicchia, spesso con prezzi elevati che anche negli USA comprano quelli che stanno bene economicamente. Gente che difficilmente verrebbe spinto a comprare per esempio vini californiani solo perché costano di meno dei nostri Pinot, Barbera, Amarone e chi più ne ha più ne metta.

I dati economici, la diversificazione e perché alcune Regioni subiranno di più i dazi di Trump

Come scrivono però sul sito di Sky Tg24, i dazi annunciati dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump colpiranno diverse Regioni d’Italia in maniera maggiore rispetto alle altre. Perché cambiano le produzioni principali da Regione a Regione. E forse il Mezzogiorno sarà quello maggiormente colpito dai dazi in partenza dal 2 aprile. Una analisi della CGIA di Mestre infatti
sottolinea come Sardegna, Molise e Sicilia rischiano di essere colpite davvero tanto. La Sardegna e la Sicilia per esempio, perché hanno una economia incentrata molto sui derivati del petrolio. In Molise invece sono i prodotti chimici, le auto (ma Trump sull’Automotive pare abbia fatto un passo indietro) e i prodotti da forno a farla da padrone. A dire il vero l’analisi della CGIA parla di dati macroeconomici regionali, trattando la diversificazione delle attività produttive ed economiche. Naturale che una Regione che ha il grosso proveniente da una particolare produzione, rischia di più rispetto ad altre dove la diversificazione è regola. Come per esempio la Lombardia, il Piemonte, il Veneto e l’Emilia Romagna, ma al sud, come la Puglia.