Invalidi in pensione prima, basta sfruttare un vantaggio sui contributi versati all’INPS Invalidi in pensione prima, basta sfruttare un vantaggio sui contributi versati all’INPS

Di quanto aumenta l’assegno se si va in pensione qualche mese dopo?

Lavorare qualche anno in più porta la pensione a salire di cifre anche molto interessanti. Facciamo i conti.

Andare in pensione qualche mese prima di quanto aumenta l’assegno previdenziale mensile? Sembra assurdo, ma per alzare la pensione che si prenderà basta ritardare il pensionamento solo di qualche mese e non tutti lo sanno.

Per chi ha avuto una pensione molto lunga alle spalle raggiungere i contributi che permettono di accedere alla pensione anticipata ordinaria (che oggi è senza penalizzazioni) sembra un traguardo importante. Quando si arriva a questo obiettivo, infatti, difficilmente si decide di restare al lavoro e si vuole aprire subito un nuovo capitolo della propria vita, quello da pensionato che riceve ogni mese l’assegno dal’Inps.

La pensione liquidata è per sempre

Quello di cui non tutti tengono conto è che l’importo della pensione è per sempre: sicuramente si avrà diritto a qualche aumento legato alle rivalutazioni per l’inflazione, ma in questo frangente si deve tenere conto che l’aumento è riconosciuto perché i prezzi sono aumentati e si vuole dare il giusto potere di acquisto ai pensionati. Di fatto, quindi, non si tratta di una pensione più alta, ma solo di un importo aggiuntivo per far fronte all’aumento del costo della vita.

Quando ci si trova ad andare in pensione, quindi, l’importo che viene liquidato è quello su cui si dovrà far conto per tutta la vita: a differenza del lavoro, infatti, con la pensione non ci sono straordinari da poter fare per guadagnare di più. L’unica soluzione è quella di trovare un nuovo lavoro, dopo la pensione, per alzare le entrate mensili.

Proprio per questo motivo è importantissimo andare in pensione con l’importo più alto possibile, anche se per alzare l’importo dell’assegno spettante è necessario restare qualche mese in più al lavoro.

Ogni anticipo ha un costo

Lo abbiamo affermato più volte: l’anticipo pensionistico ha sempre un costo, anche quando la misura non prevede penalizzazioni. Vuoi che sia il coefficiente di trasformazione meno conveniente per la giovane età, vuoi per i minori anni di contributi versati, l’anticipo incide sulla pensione che si andrà a percepire.

Per spiegare quello che intendiamo facciamo un esempio pratico di un lavoratore che accede alla pensione anticipata con 43 anni e 1 mese di contributi (42 anni e 10 mesi più la finestra di 3 mesi per la decorrenza del trattamento). Supponiamo che il lavoratore ha avuto sempre lo stesso stipendio, per tutta la sua carriera e che abbia percepito 2.000 euro al mese per tredici mensilità l’anno per un totale di 26.000 euro l’anno di imponibile previdenziale.

Di quanto si alza la pensione con del lavoro in più?

Per comodità eseguiremo il calcolo prendendo in considerazione solo il sistema contributivo e senza applicare le rivalutazioni del montante contributivo: l’esempio ci fa capire solo di quanto aumenta la pensione per ogni mese in più lavorato.

Per ogni anno di lavoro, in questo modo, vengono versati 8.580 euro di contributi che moltiplicati per i 43 anni di lavoro (368.940 euro) e il mese (660 euro) restituiscono un montante contributivo pari a 369.600.

Supponiamo che il lavoratore abbia 61 anni e sia applicato alla sua pensione il coefficiente di trasformazione riferito alla sua età (4,744%): gli spetterebbe una pensione mensile di 1.348,75 euro.

Ma cosa accade se decide di lavorare un mese in più? Innanzitutto versa altri 660 euro di contributi portando il montante contributivo a 370.260 euro, ma anche il coefficiente di trasformazione si alza (a 61 anni e 1 mese è pari al 4,755%) e porta la pensione, con un solo mese di lavoro in più a salire a 1.354,29 euro.

Se si lavora ancora un mese e si arriva a 61 anni e 2 mesi, il montante contributivo arriva a 370.920 e il coefficiente di trasformazione si alza a 4,767 con una pensione mensile pari a 1.360,13 euro al mese.

Se si decide di lavorare fino ai 62 anni, infine, il montante contributivo aumenta a 377,520 e il coefficiente di trasformazione passa a 4,882% con una pensione mensile pari a 1.417,73 euro. Come si può notare di mese in mese la pensione non si alza di molto (ma si alza), con un anno in più di lavoro l’aumento mensile è di circa 70 euro.

E se si decidesse di rimanere al lavoro fino a 67 anni? Il montante contributivo aggiungendo 5 anni di lavoro sarebbe pari a 411.840 e il coefficiente di trasformazione sarebbe pari a 5,723% con una pensione mensile pari a 1813 euro circa. Si tratta di una pensione più alta, rispetto ai 61 anni, di circa 480 euro mensili.