Andare in pensione a 60 anni è una cosa che si può fare solo utilizzando una misura che non prevede limiti di età. Perché non c’è una misura che ha nei 60 anni l’età prevista per il pensionamento. Ecco perché a 60 anni possono uscire i lavoratori che completano la carriera contributiva utile o alla quota 41 per i precoci o alla pensione anticipata ordinaria. Oggi analizziamo cosa fare per rientrare nella quota 41 per i precoci. Una misura che presto vedrà scadere la prima data utile del suo iter.
Come si va in pensione con la quota 41 per i precoci nel 2024
Per andare in pensione con la quota 421 bisogna raggiungere i requisiti prestabiliti, rientrare nelle categorie a cui la misura si rivolge e allo stesso tempo procedere subito ad un adempimento.
Per quanto concerne i requisiti:
- 41 anni di contributi versati;
- 35 anni di contributi effettivi;
- nessun vincolo di età;
- un anno di contributi versati prima dei 19 anni di età.
Invece per le categorie:
- invalidi al 74% almeno;
- caregivers da almeno 6 mesi;
- disoccupati senza Naspi da almeno 3 mesi;
- svolgimento del lavoro gravoso i 6 degli ultimi 7 anni o i 7 degli ultimi 10 anni.
I lavori gravosi ammessi sono:
- lavoratori edili;
- macchinisti dei treni e personale ferroviario viaggiante;
- conciatori di pelli e pellicce;
- addetti ai servizi di pulizia senza qualifica;
- netturbini e addetti allo smaltimento o alla raccolta dei rifiuti;
- infermieri delle sale operatorie e ostetriche delle sale parto;
- maestri ed educatori di asilo nido e scuola dell’infanzia;
- agricoli;
- pescatori;
- marittimi;
- siderurgici;
- facchini e addetti allo spostamento delle merci;
- camionisti;
- gruisti;
- addetti all’assistenza di persone non autosufficienti.
Le domande di pensione sono due
Si può andare in pensione con la quota 41 a qualsiasi età, rispettando i requisiti prima citati. Però bisogna presentare la domanda in due step. Chi matura i requisiti entro la fine del 2024 dovrà prima presentare la domanda di certificazione e poi quella di pensione. la prima va presentata entro il 1° marzo per fare le cose per bene, la seconda poco prima della maturazione dei requisiti. La domanda di certificazione è fondamentale e chi la presenta entro il primo marzo evita problemi. Si chiama istanza tempestiva. Chi invece la presenta dopo, ma non oltre il 30 novembre 2024, rischia di finire dentro una situazione particolare. In questo caso si parla di istanza tardiva. L’INPS ogni anno monitora il numero di domande pervenute di quota 41 e le collega alle risorse disponibili. Se le domande sono troppe, inizia a liquidare quelle tardive in ordine di arrivo. In pratica i ritardatari rischiano lo slittamento della loro pensione ben dopo la data di maturazione dei requisiti se presentano domanda in ritardo. Un rischio che non corrono quanti presentano la domanda di certificazione entro il primo marzo prossimo.